Il fatto che Piersilvio Berlusconi conceda questa intervista per fare un bilancio sull’autunno televisivo di Mediaset prima di sapere se, dopo la serata di ieri - lo scontro tra il Benigni dantesco e la puntata finale del Capo dei capi - sarà Canale 5 o Raiuno a prevalere nella gara degli ascolti è già, di per sé, una notizia. «Ho accettato di parlare prima di conoscere i dati definitivi della stagione perché noi facciamo la gara solo su noi stessi. E la nostra gara l’abbiamo già vinta. I risultati di Celentano e di Benigni sono del tutto ininfluenti sulla nostra valutazione complessiva».
Che è?
«Canale 5 a oggi è al 25 per cento in prima serata sul pubblico 15-64 anni, restando stabilmente sopra il suo obiettivo. E il dato più positivo è che questo risultato è stato ottenuto con un’ottima regolarità, sera dopo sera. Di fatto, tutti i nostri prodotti hanno avuto successo. Solo Il ciclone in famiglia ha un po’ sofferto e anche La figlia di Elisa, che però si sta riprendendo. Insomma, un’intera stagione senza flop è una rarità per com’è la tv oggi».
Ma Raiuno sorpasserà Canale 5 sul filo di lana...
«Non sul target commerciale. E comunque, un recupero così forzato di Raiuno, solo nell’ultima settimana di garanzia e sul pubblico più anziano, mi sembra un tentativo solo formale. Anche perché, a ben guardare, questa rimonta potrebbe avvenire grazie a due eventi singoli, privi o quasi di spot. Di sicuro inutile dal punto di vista pubblicitario».
Italia 1, invece, è un po’ meno costante...
«Intanto Italia 1 si conferma seconda rete italiana, dopo Canale 5, sul pubblico fino ai 34 anni. Ed editorialmente svolge il suo compito di rete “giovane” che continua a sperimentare. E lancia programmi anche per Canale 5 come Dr. House».
Piersilvio ci crede: Canale 5 è florida. Oggi, poi, il vicepresidente Mediaset è di ottimo umore per l’acquisizione della Taodue di Pietro Valsecchi che, insieme con Medusa, andrà a formare la prima grande major di cinema e fiction italiana (vedi altro articolo).
Dopo Endemol, anche la Taodue: continua la politica di impegno Mediaset sui contenuti.
«Sì, sono operazioni importanti. Si tratta di due realtà complementari: internazionale e concentrata sull’intrattenimento Endemol, radicata in Italia e proiettata sul cinema e sulla fiction la nuova joint-venture tra Medusa e Taodue».
Parlando di Endemol, avete un diritto di opzione sui suoi format?
«In questa stagione, in primetime, non avevamo nessun programma Endemol. Paradossalmente, è più la Rai ad averne bisogno. È una semplice constatazione, senza valutazioni di merito, ovviamente. I format, i game show... funzionano meglio durante la giornata. Al pubblico più ampio e vario della prima serata ci sforziamo di offrire programmi creati e coltivati per i gusti del pubblico italiano. Striscia la notizia, C’è posta per te, Zelig e Ciao Darwin sono tutti nati e prodotti dai nostri gruppi di autori».
Tutti un tantino stagionati...
«Io li vedo come diverse riviste di una stessa casa editrice. Testate che garantiscono risultati sicuri e che di numero in numero, di stagione in stagione si evolvono e hanno contenuti nuovi. E questo patrimonio di titoli per un editore è una ricchezza. Detto questo, per la prossima primavera abbiamo previsto programmi di pura sperimentazione su tutte e tre le reti. Queste produzioni andranno in onda con una logica diversa dalla normale programmazione».
Parliamo delle vostre star, partendo da Paolo Bonolis, forse il più irrequieto, il cui contratto scade a giugno 2008...
«Qualche giorno fa ho trascorso un intero pomeriggio con Paolo ed è stato un incontro caldo e divertente. Sono sereno».
Come risponde all’accusa che il suo Ciao Darwin e in parte anche C’è posta per te contengano eccessi trash?
«Premetto che sono un telespettatore forse troppo sensibile alla volgarità e all’eccesso. Ma credo sia sempre sbagliato giudicare singoli segmenti estrapolati dal loro contesto. Ciao Darwin è pura leggerezza, scherzo, autoironia. C’è posta per te racconta l’Italia dei sentimenti. Possono piacere o non piacere, ma certamente sono programmi fatti bene, e questo il pubblico, visti i risultati, l’ha capito».
Fiorello è nato a Mediaset, avete provato a riportarlo all’ovile?
«Non ci stiamo provando, ma lui sa che se volesse troverebbe le porte spalancate».
L’aggressività di Sky quanto vi disturba? Il pubblico si sta frammentando... Per usare un tormentone in voga, si potrebbe dire che la situazione della tv generalista non è più tanto buona...
«Assolutamente no. Certo, col tempo, la tv generalista potrà perdere qualche punto, la frammentazione degli ascolti è inevitabile. Ma resterà almeno per i prossimi 15 anni il mezzo commercialmente e culturalmente più potente. Cioè in grado di generare i migliori risultati economici e l’unico capace di tenere milioni e milioni di persone sullo stesso avvenimento contemporaneamente».
Provi a togliersi per un attimo i panni di vicepresidente Mediaset. Il cittadino Piersilvio Berlusconi come ha letto le intercettazioni che hanno svelato il cartello Raiset?
«Ma quale cartello. Distinguiamo i fatti. Uno, ritengo sciocco e ipocrita scandalizzarsi solo ora perché la Rai subisce l’influenza della politica. Altro fatto è la concorrenza tra la Tv pubblica e Mediaset. E, su questo, le posso assicurare che noi e la Rai ci scorniamo tutti i giorni. È sotto gli occhi di tutti. E in più le dico che non c’è mai stata una Rai aggressiva e competitiva come quella guidata da Flavio Cattaneo».
Ma il conflitto d’interessi non aggrava questa situazione?
«Qui si aprirebbe una lunga discussione politica che le e mi risparmio. Dico solo che la libertà editoriale in Mediaset è evidente. Un esempio: l’altra sera Mentana ha ospitato Gianfranco Fini. Mio padre non ne sapeva nulla.
Nei prossimi giorni arriverà in Italia il Dalai Lama. Che cosa ne pensa?
«Domenica prossima è a Milano. Mi piacerebbe molto incontrarlo».
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