Michela Giachetta
Il Gran Galà della Canzone romana fa il bis. Elena Bonelli, dopo aver portato il suo spettacolo al teatro dell'Opera, approda al teatro Greco. Domani sera, alle 21, accompagnata dalla Nova Amadeus Synphony Orchestra e diretta dal maestro Stelvio Cipriani, la cantante porterà ai romani le «loro canzoni», con un inedito La vita è vita, scritto dalla stessa Bonelli assieme a Sergio Bardotti e a Pippo Caruso.
Porterà in scena le canzoni della tradizione romana?
«Ho dovuto fare delle scelte. Nello spettacolo ci sarà una carrellata delle più belle, dall800 a oggi. Inizio con gli stornelli, per anni considerati come un aspetto pittoresco e popolare della vita quotidiana romana senza un vero valore artistico e culturale».
Invece?
«Invece un valore ce lhanno eccome. Nati dallestro del momento, traevano la loro forza dal fatto di essere autentici e genuini sia quando venivano cantati dalle popolane come sfottò sia quando assumevano gli accenti drammatici dei carcerati».
Solo stornelli nello spettacolo?
«Sono solo il punto di partenza. Canterò molti dei classici della tradizione, non solo i brani più conosciuti, come Arrivederci Roma, ma anche altri che penso valga la pena far conoscere come Le mantellate, scritta nel 1972 da Strehler, o Sinno me moro del musicista Carlo Rustichelli, brano poi affidato alla figlia Alida Chelli per Un maledetto imbroglio (1959) di Germi, tratto dal romanzo Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Gadda».
Saranno solo canzoni?
«Fra una canzone e laltra racconto cosa succedeva nel periodo in cui la canzone è stata scritta. Interpreterò Er Fattaccio, un brano scritto nel 1884 da Americo Giuliani, che racconta la storia di un giovane operaio. Ci sarà inoltre un omaggio alla Magnani».
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