La capitale dei proletari in toga: "Meglio poveri che emigrati al Nord"

Castrovillari, in Calabria, ha il numero di legali più alto d'Italia. Guadagnano come operai: "Ma la professione conviene ancora"

La capitale dei proletari in toga: "Meglio poveri che emigrati al Nord"

nostro inviato a Castrovillari (Cosenza)

L'azienda principale di Castrovillari è appena fuori città, un grande e tozzo edificio color crema, aggrappato come una fortezza ai primi pendii del massiccio del Pollino. Intorno ci sono solo prati e un grande parcheggio che si riempie nelle prime ore del mattino e si svuota velocemente già all'ora di pranzo. Dall'ingresso, dominato da un'iscrizione scolpita a carattere enormi, «Palazzo di Giustizia», sciamano ogni giorno magistrati, impiegati e una folla di avvocati. Una folla, e non si esagera, perché degli avvocati Castrovillari è la capitale italiana. I residenti della cittadina a una settantina chilometri da Cosenza, sono 23mila, ma i legali iscritti all'albo sfiorano quota 1.300. Un dato senza eguali in Italia e probabilmente in Europa che ha delle spiegazioni semplici: con l'abolizione del tribunale di Rossano nel 2013, gli avvocati del foro locale sono confluiti in quello di Castrovillari; a questo si aggiunge che l'area di competenza del tribunale, a cui corrisponde il bacino dell'Ordine, è tra le più vaste d'Italia. Il risultato è che se la Calabria ha la più alta concentrazione d'avvocati d'Italia, Castrovillari ha (in condominio, pare, con la vicina Cosenza), la più alta concentrazione della Calabria. Con una particolarità non particolarmente lusinghiera. Secondo i dati della Cassa forense i legali della cittadina sono tra i più poveri, con un reddito dichiarato di poco più di 14mila euro l'anno, battuti solo e di poco, dai legali di Palmi, Locri e Vibo Valentia, sempre in Calabria, una frazione di quegli 83mila euro medi denunciati dai professionisti di Milano, i più ricchi.

RECORD DI LITIGI

Eppure nonostante il reddito da classe operaia, a Castrovillari la professione sembra tutt'altro che passata di moda: all'Ordine parlano di altri 400/500 laureati che stanno affrontando il periodo di praticantato preliminare all'esame di Stato. A prima vista un controsenso. «E invece è del tutto naturale, spiega Francesco Giordano, 40 anni, avvocato con studio a Frascineto. «Che alternative ha un neolaureato della zona? Di concorsi pubblici non se ne fanno quasi più. E poi chi fa il concorso sa di doversene andare in qualche ufficio pubblico del Nord. Chi vuole restare il lavoro deve crearselo e l'attività professionale è ancora una delle strade più praticabili». Giordano ha studiato prima a Roma e poi a Urbino, ma ha sempre pensato di tornare. «Ho iniziato a collaborare con uno studio della zona e poi ne ho aperto uno mio. Certo, la situazione sta raggiungendo il limite. Mi aspetto che prima o poi il mercato faccia una scrematura e il calo delle iscrizioni alla facoltà di giurisprudenza è la prima avvisaglia». Angela Bellusci, 34 anni, presidente dell'associazione giovani avvocati di Castrovillari, chiarisce il concetto: «Da queste parti sta succedendo un po' la stessa cosa in agricoltura. Quasi tutte le famiglie hanno un po' di terra e i giovani tornano a occuparsene. Magari puntando sul biologico, o su qualche prodotto per cui c'è maggior richiesta. Anche questa, come l'avvocatura, è una forma di auto-imprenditoria».

Il punto di partenza è che a Castrovillari, e in tutta la regione, un assegno da mille euro al mese è una meta per molti irraggiungibile. A confermarlo, nei giorni scorsi, Eurostat che ha reso noto i dati sull'occupazione nell'Unione Europea. Il titolo della Gazzetta del Sud che riferiva la notizia era impietoso: «La Calabria fa meglio solo dell'Africa». Una forzatura, ma nemmeno troppo: nella zona ha un lavoro regolare meno della metà degli abitanti: il 42,1%. A stare peggio solo Melilla, l'enclave spagnola in terra marocchina, e una sperduta regione montuosa nel Nord della Grecia, Dykiti. I dati calabresi sono lontanissimi da quelli della media italiana, 55,7% (una cifra che pure situa il nostro Paese agli ultimi posti in Europa), per non parlare di confronti con regioni come il Trentino dove il tasso di attività supera il 75%. Se si guarda alla ricchezza prodotta le cose non cambiano. Il Pil procapite calabrese è di circa 16mila euro, la metà di quello italiano. Così, se si eccettua qualche aziendina del settore agroalimentare, di opportunità concrete di occupazione non ce ne sono.

Salvo, appunto, puntare sull'industria del contenzioso giuridico. Perché un altro dato che spiega la densità di legali è la passione smodata che i cittadini calabresi hanno per i tribunali. Reggio Calabria e Catanzaro figurano regolarmente in testa a tutte le classifiche di litigiosità. Cosenza con Castrovillari sono appena indietro: nel 2015 appaiono al diciassettesimo posto tra le province italiane con 36 processi civili avviati ogni mille abitanti. Il confronto con le aree confinanti della Basilicata dà la misura del «sangue caldo» calabrese: a Potenza le cause civili avviate sono solo 28 ogni mille abitanti e a Matera addirittura 22.

LA TRADIZIONE BORGHESE

Eppure, anche potendo attingere a questa ricca materia prima, la vita degli avvocati castrovilleresi è tutt'altro che una passeggiata. Sul sito dell'Ordine fa buona mostra di sé il regolamento per la concessione del contributo di solidarietà agli iscritti in stato di bisogno. «Inutile negarlo, abbiamo avvocati a cui hanno tagliato i fili della luce», spiega l'avvocato Roberto Laghi, presidente dell'Ordine. «Altri hanno avuto delle difficoltà economiche per problemi di salute: cerchiamo di dare loro una mano». Laghi sembra uscito da una pagina di Gaetano Salvemini ed è l'erede di una casata plurisecolare di principi del foro e notabili locali. Il padre è stato tra i fondatori del Movimento sociale italiano, lui un esponente di rilievo del centrodestra calabrese, il fratello si è candidato all'incarico di sindaco con alcune liste civiche. Il suo studio, dove nelle ore di ricevimento si affollano i postulanti, è in uno dei più antichi ed eleganti palazzotti di Piazza Indipendenza, alla fine del «Corso», proprio di fronte al Monumento ai caduti che è probabilmente un unicum in tutta Italia: soldati del Regio esercito, camice nere e morti partigiani sono onorati in un unica stele. «Castrovillari ha una storia particolare, qui non c'era il latifondo», spiega. «La città ha una tradizione borghese, di studi e vivacità culturale. La vicinanza di una università importante come quella di Cosenza ha fatto il resto. I professionisti sono sempre stati una realtà importante, anche se ora le cose sono cambiate: prima gli avvocati e i magistrati di qui si trasferivano al Nord. Adesso si rimane».

POSTI E POLTRONE

A poche decine di metri dallo studio di Laghi, c'è il municipio. Il sindaco, Domenico Lo Polito è, manco a dirlo, avvocato, come un terzo dei consiglieri comunali. «Io mi sono laureato nel '90. Allora c'era ancora la possibilità di farcela. Per i giovani di oggi è sempre più difficile». Per spiegare le difficoltà dell'economia locale Lo Polito parla di un fenomeno che coinvolge anche Castrovillari: «Tenga presente che la Calabria si sta un po' alla volta spopolando. In vent'anni abbiamo perso centomila abitanti, oggi siamo sotto i due milioni. E nelle zone interne come la nostra il calo è più che proporzionale».

Quanto alla politica, sembra occupata da altri problemi. Lo Polito fu eletto sindaco una prima volta nel 2012, dissidi interni nella maggioranza di centrosinistra lo costrinsero a dare le dimissioni e il municipio fu commissariato. È stato rieletto nel 2015, ma già nei giorni scorsi i consiglieri del suo partito, il Pd, hanno minacciato di sfiduciarlo nuovamente. Al centro della querelle gli equilibri nella spartizione di alcuni incarichi amministrativi, nella distribuzione degli assessorati e delle presidenze delle municipalizzate. Una grottesca imitazione del peggio della politica nazionale e il timbro di conferma della miopia della classe dirigente locale.

Mentre i consiglieri comunali discutono di poltrone, a un paio di chilometri dal Palazzo di Giustizia, sempre sulle prime pendici del Pollino, si fa sempre più difficile la sopravvivenza dell'ultima cattedrale lasciata in zona dalla Cassa del mezzogiorno, la Cementeria di Castrovillari. Costruita negli anni '70 dal gruppo Italcementi di Bergamo, ha via via ridotto la sua attività con la crisi dell'edilizia. Oggi i dipendenti rimasti sono una settantina, tutti, a turno, in mobilità.

Di recente si sono incatenati ai cancelli della fabbrica e i nuovi proprietari, i tedeschi della Heidelberg, hanno sospeso ogni decisione sul futuro dell'azienda fino al 2017. Dopo quella data, temono in molti, a Castrovillari non rimarrà davvero altro che cause e processi.

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