Cardiologi a congresso per sperimentare le tecniche salvavita

Buoni risultati dagli stent metallici che non rilasciano farmaci

Cardiologi a congresso per sperimentare  le  tecniche salvavita

da Roma

«L’uso dello stent medicato potrebbe presentare rischi in più rispetto agli stent metallici che non rilasciano farmaci». Dal Congresso della Società italiana di cardiologia (Sic) arriva l’indicazione del professor Maurizio Viecca, direttore dell'Unità Operativa di Cardiologia dell'Ospedale Sacco di Milano. Nei casi di intervento di angioplastica è molto aumentato l’uso degli stent medicati rispetto a quelli metallici. Gli stent sono dispositivi costituiti da una reticella metallica che vengono inseriti per mantenere aperto un vaso occluso da una placca arteriosclerotica. Prima venivano usati quelli metallici privi di farmaci che esponevano il paziente ad un rischio di ricaduta: in un caso su tre la formazione di un tessuto cicatriziale provocava una nuova chiusura. Nel caso degli stent medicati però il rischio potrebbe essere anche quello della trombosi, come spiega il professor Viecca. Tra i primi a mettere in dubbio l’efficacia degli Stent medicati il professor Edoardo Camenzind che riferì i suoi risultati nel settembre del 2006 durante il Congresso mondiale di cardiologia di Barcellona. Secondo Camenzind la «trombosi tardiva degli stent sarebbe la verosimile responsabile degli eventi avversi». Relazione condivisa dal professor Viecca.
«Dall’inizio di quest’anno la Regione Lombardia ha istituito un Registro sull’utilizzo degli stent medicati per verificare i risultati - spiega Viecca -. Tra gli ospedali monitorati anche il Sacco e il Niguarda. Nel 2006 in Lombardia sono stati applicati 23.

069 stent medicati contro soli 14.517 normali. Mentre il metallico costa 250 euro quello medicato arriva a 1.200. Si spende di più a fronte, io ritengo, di benefici tutti da dimostrare se non addirittura di danni come appunto i casi di trombosi acuta».

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