Presidente Biasotti, la campagna elettorale è appena incominciata e noi la dobbiamo vincere, perché lei è stato il miglior governatore della Liguria, almeno degli ultimi decenni. Ha lavorato sodo, ha ristrutturato palazzi, ha portato miliardi a Genova e in ogni paese di questa nostra terra, tanto bella per grazia divina, quanto bistrattata da uomini maldestri. Si è poi ripresentato per portare a termine tutte le opere ideate ed incominciate, ma ha perso e ha regalato tutto quel ben di Dio a Burlando. Il colpo per tutti noi è stato durissimo, ma lei ancora non lha mandato giù... Bene, con la rabbia in corpo si va meglio allattacco dellavversario.
Tuttavia voglio darle anchio un piccolo contributo con i soliti consigli gratuiti e non richiesti. Io lho conosciuta circa dieci anni fa il primo giorno di campagna elettorale a Ceparana, vicino a La Spezia: lei era un remigino della politica e distava circa 14 punti da Mori. Forse da incosciente ci promise che avrebbe vinto ed ha mantenuto la promessa. Poi, nonostante un mandato ricco di successi, non è riuscito a vincere ancora. Come mai, lei si è chiesto? Glielo spiego dal mio punto di vista di cittadina: perché ha abbandonato il sogno per la strategia politica. Non si vince sommando tanti personaggi che portano il loro sacchetto di voti pretendendo in cambio qualcosa, non si vince con tante sigle, diverse ad ogni elezione, dove gli uomini sono sempre gli stessi, ma si spostano come giocando a dama; non si vince con il manifesto più grande del proprio avversario. Si vince circondandosi di persone a cui si illumina lo sguardo nella determinazione di inseguire un sogno. Le campagne elettorali non si fanno soltanto con gli euro e le cene o i candidati ricchi di famiglia. Anche in politica si dovrebbero istituire le borse di studio per i più meritevoli. Vede, presidente, io giorni fa alla Spezia ero felice perché la sala del convegno era gremita, ma, guardandomi intorno, ho scovato anche molti ex di ogni razza, che non erano certo lì per ascoltare lei che parlava di esigenze sanitarie dei cittadini e di un ospedale da realizzare in cinque anni, bensì per capire, se e come meglio infilarsi in una sua eventuale lista. Le dò un consiglio: li cacci tutti!
Lei ha già una coalizione forte e capace dalla sua parte, il Pdl e la Lega, lasci fare a loro la parte politica. Gli altri candidati li cerchi tra la gente comune: il fornaio di Casarza Ligure piuttosto che il figlio del medico condotto di Cairo Montenotte (cito di fantasia), il tabaccaio di Nè ecc. Non chieda loro soldi, perché vivendo del loro lavoro non li hanno e non gettano certo via i risparmi di una vita, gli chieda soltanto di consumare suole di scarpe per girare in lungo e in largo il loro territorio e di consumarsi le nocche delle mani bussando alle porte dei loro concittadini. Vada con loro nelle case di gente semplice, la stessa che le ha dato i natali, che le offriranno un caffè e per loccasione tireranno fuori il servizio buono.
Una sua fedelissima.
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Caro Massimiliano, dovresti criticare, per quanto potete, la brutta campagna pubblicitaria Biasotti 2010. Io, che ho sempre lavorato nel settore, potrei dare una mano gratuitamente. Diamoci dentro, sia sotto l'aspetto giornalistico che sotto l'aspetto pubblicitario. Grazie.
Gianni Romolotti
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Caro Walter Pilloni, sempre in prima fila! Sicuramente lo staff del presidente e Sandro Biasotti saranno rimasti un po offesi, ma i gusti personali non sono tema di discussione, il messaggio del presidente Biasotti invece è chiaro ed è questo importante! Giuste le tue osservazioni sulla squadra, quasi banali le cose che dovrebbero essere fatte o i criteri, le regole che dovrebbero governare le strategie! Se facile è la teoria nella pratica spesso si inciampa. Tutto sembra semplice, ma gli equilibri in politica sono da misurare con il bilancino. Il ministro Gelmini in un suo intervento ha chiarito bene il concetto dicendo che chi si avvicina alla politica deve farlo «per amore del suo paese e per le persone. il partito deve essere solo un mezzo per poter operare...». Insomma la politica non è cosa di parte, è superiore al partito, è lavoro per linteresse comune, è solidarietà. Questo, un po tutti lo abbiamo dimenticato, essere un politico non si improvvisa e se si depura il termine dalleccezione negativa che ormai identifica il politico con una parolaccia forse sarà possibile rimediare, se non alla crisi economica, alla crisi di identità e valori che le varie forze politiche stanno vivendo. Una carestia di leader politici, di figure autorevoli capaci di condurre ed essere riferimento sicuro perché custodi di idee e ideali... oggi più che correnti interne io vedo scaramucce tra bande animate da personalismi, questo non muove lanima e la passione e disorienta le persone.
Tu hai parlato di squadra, allora bisognerebbe cercare di crearla e di muoversi e rispondere in squadra. Sono felice che la mia idea di rispondere «ci siamo» ti sia piaciuta, ma sarebbe servita a far unire le persone, era aggregazione.
Monica Magnani
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