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Casa a Montecarlo, l'ira di Berlusconi: "Da Fini soltanto bugie, sono nauseato"

Il Cavaliere non crede al presidente della Camera. Infastidito dall'affondo sulle toghe rosse: una provocazione. Tra le file del governo si sospetta che Fini abbia deciso di difendersi su invito di Napolitano. Bonaiuti prudente: dal premier nessuna dichiarazione ufficiale

Casa a Montecarlo, l'ira di Berlusconi: 
"Da Fini soltanto bugie, sono nauseato"

«Sono nauseato». Non è da ieri che Berlusconi considera il tira e molla con Fini ben più sgradevole di quanto sarebbe un servizio fotografico con Antonello Zappadu nei giardini di Villa Certosa, ma appena finita di leggere la lunga nota dell’ex leader di An sul Montecarlogate il Cavaliere è a un passo dal perdere le staffe. Il punto non sono le spiegazioni (o, come le definisce in privato il premier, le non spiegazioni) sulla vicenda dell’appartamento finito a Giancarlo Tulliani, quanto - ragiona nelle sue telefonate - il tentativo di «tirarmi dentro» una storia che riguarda solo lui. Ad Arcore, insomma, non passa inosservato l’affondo diretto a Berlusconi («a differenza di altri - dice Fini - non ho l’abitudine di strillare contro i magistrati comunisti»), considerato dal Cavaliere solo l’ultimo di una lunga serie di provocazioni. E tanto è il fastidio che il premier è tentato per un attimo dal prendere carta e penna e scrivere una nota di suo pugno. Alla fine darà retta a Bonaiuti, che consiglia prudenza, e lascerà perdere. Con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio che inizia a spargere acqua sul fuoco già verso le otto di sera con una piuttosto innovativa smentita preventiva: «Berlusconi non ha fatto né farà dichiarazioni. Qualunque frase gli verrà attribuita stasera dalle agenzie di stampa o domani sui quotidiani sarà perciò falsa e frutto di fantasia».

Ma è chiaro che, seppure tra le quattro mura di Arcore e nelle telefonate della giornata, il Cavaliere di commenti ne fa eccome. Alcuni, peraltro, piuttosto coloriti. Soprattutto per quel passaggio su chi strilla contro i magistrati, perché «davvero se lo poteva risparmiare». Per il premier, infatti, non è altro che la conferma che ormai non c’è più alcun margine di manovra. E quanto meno - spiega al telefono a un parlamentare - voglio sperare di non dovermi ancora subire i sermoni di chi si ostina a dire che dovremmo trovare un punto di incontro.

Ma Berlusconi entra anche nel merito della difesa di Fini. Su cui si è fatto un’idea ben precisa: tutte bugie, tutte menzogne. Con il passaggio in cui racconta la sua sorpresa quando ha saputo che la casa di Montecarlo era finita al «cognato», che resta la parte più debole di tutta la nota. Così inverosimile che ad Arcore si affaccia il dubbio che il presidente della Camera sia stato costretto a uscire allo scoperto. Insomma, nel governo il sospetto è che Fini sia stato costretto a dire finalmente la sua a causa delle pressioni di Napolitano che starebbe guardando con molta preoccupazione l’evolversi di una vicenda che ormai è da oltre una settimana su quotidiani e tg di tutto il Paese.

Di certo, c’è che la nota di Fini chiude definitivamente la strada a qualsiasi tentativo di mediazione tra Pdl e Fli, peraltro già poco credibile anche prima dell’ultimo incidente di ieri. A settembre, insomma, si dovrebbe arrivare alla resa dei conti visto che - spiega Napoli, vicecapogruppo del Pdl alla Camera - con la sua nota Fini «ha deciso di chiudere la verifica prima ancora di aprirla». Una verifica che non sarà altro che la coperta di Linus sotto la quale nascondere uno scontro che si preannuncia all’arma bianca. Non è un caso che tra i punti in agenda la maggioranza spinga soprattutto su quelli dove è più alta la tensione con i finiani. Come il processo breve e, spiega La Russa, una stretta sull’immigrazione clandestina. Temi che sono nel programma di governo (il processo breve è già stato votato al Senato anche dai finiani), in modo da mettere nero su bianco che è l’ex leader di An a non rispettare gli impegni.

Si andrà dunque avanti così fino a settembre, con i due contendenti che se solo potessero se le darebbero di santa ragione e con le seconde file a rimpallarsi punti del programma. Con la previsione di Bossi che a questo punto sembra sempre più vicina ad avverarsi. «Le elezioni anticipate si possono fare anche a novembre», dice il Senatùr. Che forse sbaglia solo sui tempi.

Ormai, infatti, sono in molti a scommettere che si tornerà alle urne entro marzo del prossimo anno.

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