Casale di lusso e rifiuti: Bassolino è indagato

L’ex sindaco di Napoli accusato di corruzione: avrebbe pagato tangenti per ristrutturare una villa da un milione di euro con sauna, parco e campo da calcetto a Cortona

Casale di lusso e rifiuti:  
Bassolino è indagato

Il Rinascimento napoletano è af­fogato fra i rifiuti. Ma per Anto­nio Bassolino andava avanti fra le colline modellate dalla storia di Cortona. Un angolo della To­scana che è una cartolina e una location cara ai vip della sinistra. Qui l’ormai ex governatore si sa­rebbe costruito un casale che as­somiglia tanto a una sontuosa reggia: 450 metri quadrati, più il parco, più la sauna e il campo da calcetto. Le pareti in mattoni ros­si si affacciano sui cipressi e gli ulivi. Fascino, storia, discrezio­ne. E invece siamo dentro un’in­chiesta che è arrivata alla conclu­sione: ieri la Procura di Arezzo ha messo i sigilli al sogno e ha conte­stato formalmente a Bassolino il reato di corruzione. In pratica l’ex leader del Pd campano avrebbe pagato tangenti per procedere nei lavori di ristrut­turazione e accatastamento dell’immobile.

Ma il capo d’imputazione è solo l’ultimo aspetto di una vi­cenda grottesca. Perché Bas­solino sostiene di non avere nulla a che fare con quel casa­le e gli investigatori, prima quelli napoletani e poi i loro colleghi di Arezzo, ritengono che dica il falso e si sia servito, per non figurare, di un presta­nome. Un prestanome di lus­so, come tutto in questa storia che va avanti dal 2008:l’ex par­lamentare dei Ds Giuseppe Pi­no Petrella, uno dei più noti chirurghi italiani. Tutti i lavori sono stati fatti a nome e per conto di Petrella, ma i detecti­ve pe­nsano che in realtà Petrel­la abbia coperto Bassolino per motivi che nessuno è mai riu­scito a chiarire. In realtà i due si sarebbero spartiti la reggia a metà.Uno di qua e l’altro di là. E ora Petrella è nei guai, esatta­mente come Bassolino e co­me l’architetto Alvaro Fabrizi, ex capo ufficio tecnico del Co­mune di Cortona, pure indaga­to per corruzione; altri due ar­c­hitetti che hanno seguito la ri­strutturazione dell’edificio sa­rebbero responsabili di reati minori.

L’inchiesta comincia a Na­poli, anzi per la precisione a Giugliano. Almeno 400 chilo­metri più a Sud di Cortona. Qui sono stoccati due milioni di ecoballe. Cubi di plastica su cui volteggiano centinaia di gabbiani. La pace di Cortona vista da qui è solo un miraggio. Quelle ecoballe sono il simbo­lo del fallimento della politica ambientale in Campania. Era­no state affidate alla Fibe, so­cietà del gruppo Impregilo del­la famiglia Romiti, e la Fibe si era impegnata a trattare le eco­balle in modo da trasformare il pattume in combustibile per produrre energia.

Ma la bacchetta magica non funziona. Il problema non so­lo non viene risolto, ma la si­tuazione degenera e il resto è la cronaca drammatica che tutti conosciamo. La Procura di Napoli si muove e indaga Antonio Bassolino e Piergior­gio Romiti per traffico illecito di rifiuti. Scava scava, salta fuo­ri un’altra circostanza strana. Si scopre che i due hanno inte­res­si immobiliari a pochi chilo­metri l’uno dall’altro, nei din­torni magici di Cortona. Un ca­so?

Forse sì, perché le Fiamme gialle non trovano alcuna pa­rentela fra l’operazione pro­mossa da Romiti e quella che ha per protagonista Bassoli­no. Romiti, almeno su questo lato, esce di scena. L’ex gover­natore invece no: gli investiga­tori entr­ano dentro un roman­zo giallo che ha due protagoni­sti, Giuseppe Pino Petrella e Antonio Bassolino. La Guar­dia di finanza scova carte e sen­te testimoni, poi trae le sue conclusioni, affidate a un’in­formativa: «Emergerebbe il commissionamento di lavori edili sul manufatto in località Farneta presso Cortona da par­te di Antonio Bassolino, non­ché la simulazione dell’acqui­sto dell’immobile da parte del solo Petrella al fine di nascon­dere la compartecipazione di Bassolino nell’acquisto».

Dunque il Rinascimento di Bassolino continuava, ma in incognito. Nel 2005 il casale è pronto e nel 2005 Petrella e Bassolino litigano e rompono. Un rompicapo. Che i finanzie­ri traducono in alcune cifre e in una domanda terra terra: al­la fine il casale, comprato da Petrella nel 2002 per 120mila euro, ha subito lavori di ristrut­turazione per un milione di eu­ro. E ora ha un valore ancora più alto. Bassolino dove ha pre­so i soldi per pagare la sua par­te? Un quesito che aspetta an­cora risposta. Ma l’inchiesta di Arezzo, nata da una costola di quella napoletana, atterra poi su alcuni abusi edilizi e sulla corruzione. Quella ora conte­stata all’ex coppia Bassolino-Petrella, ricostituita per l’occa­sione davanti al tribunale. Bas­solino si difende: «Non possie­do alcun c­asolare o parte di es­so e nulla so delle condotte ille­cite che vengono contestate. Sono fiducioso: l’ulteriore svi­luppo dell’indagine accerterà la mia estraneità ai fatti». In Procura rispondono per le ri­me, parlando di «prove ampie e sufficienti». Il dirigente co­munale avrebbe preso denaro per far finta di non vedere lo stravolgimento del piano ur­banistico.

Resta il rebus: Bassolino ri­pete di non sapere nulla di quel gioiello con piscina, ma in paese tutti chiamano la pic­cola reggia con il suo nome: il «casale Bassolino».

E i finan­zieri hanno sentito gli artigiani e i fornitori che avrebbero lavo­rato, come ai tempi di Lorenzo il Magnifico, per l’ex «monar­ca napoletano » e per la sua cor­te. Una corte chiusa ora con il lucchetto.

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