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Casini: alleato a destra e a sinistra

In Lazio l’Udc sostiene la candidata Pdl Polverini in nome della tutela dei valori cattolici e del contrasto al laicismo. Ma in Piemonte non si crea problemi a stare con Rifondazione e Comunisti italiani al fianco della piddina Bresso

Casini: alleato a destra e a sinistra

Roma - L’alleanza con Renata Polverini nel Lazio? Nel nome dei valori cattolici, del contrasto al laicismo dilagante che, con Emma Bonino presidente, avrebbe un caposaldo proprio a due passi dal Vaticano. E quella con Mercedes Bresso, bandiera dei laici di sinistra? Mistero. Gli esegeti del centrismo sono messi a dura prova. Per capire le mosse dell’Udc non basta una sola bussola. Sicuramente c’è la chiave di lettura nazionale.

La mappa delle alleanze, almeno quelle definite, lascia pochi dubbi. L’Udc si allea con Gianfranco Fini a destra e con Massimo D’Alema a sinistra. L’interpretazione del sostegno al partito anti-Berlusconi è confermata anche dalla definitiva rinuncia alla linea che nell’Udc sosteneva Rocco Buttiglione e pochi altri: quella di fare correre il partito da solo alle elezioni di primavera, in tutte le regioni dove si vota. Sacrificare una manciata di poltrone regionali in vista della partita più importante, quella delle alleanze nazionali.

Era una scelta perfetta: strizzava l’occhio agli elettori che in questi mesi si sono spostati sul partito di Pier Ferdinando Casini e continuano a premiarlo ogni volta che decide di non stare né con la maggioranza né con il centrosinistra. Sarebbe stata la dimostrazione che la principale accusa rivolta ai centristi, quella di un tatticismo esasperato, è falsa.

Invece niente. Le regionali 2010 dell’Udc saranno ricordate come quelle finian-dalemiane delle alleanze variabili. Quelle vinte in partenza dal partito degli assessori, al quale il vertice di Roma non è riuscito a tenere testa. Hanno vinto in Puglia, dove la partita per il candidato del centrodestra è ancora aperta - e quindi le chance di condizionare programma e scelta del governatore sarebbero consistenti - e dove la sinistra, in un modo o nell’altro, dovrà prendere il testimone di una amministrazione che è agli antipodi della sensibilità del nuovo elettore tipo dell’Udc: scossa dagli scandali nella sanità, laicista sulle questioni che stanno a cuore alla Chiesa, condizionata dalla sinistra radicale sui temi che riguardano l’energia e le imprese.

Tutto fa invece pensare che, comunque vadano le cose, Casini si schiererà con la sinistra. Perché lì c’è D’Alema, ma anche perché i capi locali dell’Udc lo hanno fatto capire chiaramente ai vertici di via dei Due Macelli: governiamo con la sinistra in tanti comuni e non vogliamo problemi.

Si dirà: in Puglia Casini ha anche detto «no» a un nuovo mandato a Nichi Vendola e appoggia il moderato Boccia.
Ma anche la pregiudiziale anti sinistra - leit motiv di qualche mese fa - non vale più tanto. In Piemonte, ad esempio, si profila un’alleanza in stile Romano Prodi: da Rifondazione comunista - correnti estreme comprese - al filo castrista Pdci, fino all’Udc. Tutti dentro, a sostenere una candidata che, in fatto di laicità, non ha nulla da invidiare a Bonino, la cui candidatura ha fatto rompere gli indugi ai centristi laziali: «Con Renata ci lega un rapporto di stima e di difesa di alcuni valori fondamentali come il quoziente familiare e le questioni etiche: abbiamo scelto la persona», ha precisato il segretario nazionale Udc, Lorenzo Cesa. Come dire, stiamo con Polverini, non con il Pdl. Manca una precisazione simile per il Piemonte. Gli unici a storcere la bocca sono stati proprio i partiti della sinistra piemontese. I dubbi sono venuti a Rifondazione comunista, Pdci e Lavoro e solidarietà. «Siamo profondamente preoccupati - hanno scritto in una lettera - per le scelte del Partito Democratico, per ragioni sociali e per ragioni politiche». In sintesi: come la pensa l’Udc sull’economia, la sanità e il nucleare? L’Udc locale è molto più tranquillo. L’apparentamento con la presidente uscente è una motivazione politica sufficiente.

Sofismi da teatrino della politica? Mica tanto. Se n’è accorto Osvaldo Napoli del Pdl, preoccupato per la politica energetica italiana. Le regioni conteranno molto nella realizzazione delle centrali nucleari. Come farà - si chiede Napoli - l’Udc, che è filo-atomo in Puglia e in Piemonte? Non è dato saperlo. Si sa, invece, quello che l’Udc farà nelle regioni rosse: correrà da solo. Ma questo, si mormora in Umbria, Toscana ed Emilia Romagna, è perché il Pd non li ha nemmeno chiamati.

Di ex Dc - si dice da quelle parti - il Pd ne ha già troppi.

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