RomaTempo fa Pannella li chiamò «Cafini». Il gatto e la volpe della politica italiana, gemelli diversi, amici nemici, vicini ma distanti, ogni tanto uniti ma quasi mai leali. Come adesso. Fini e Casini sembrano far comunella, fronte comune contro Berlusconi anche se ieri la liasion tra Pdl e Udc, in nome dei comuni valori del Ppe, è parsa evidente. Con un richiamo più che esplicito del ministro Frattini che ha tenuto a battesimo lAssociazione per lEuropa dei popoli e delle libertà, interfaccia della fondazione del Ppe. «Guardiamo ai partiti che fanno parte della famiglia europea», ha detto il ministro degli Esteri. Pier lascerà Gianfranco per questo? Di certo Casini e Fini non si fidano al cento per cento luno dellaltro. Più volte hanno dato limpressione di remare nella stessa direzione poi allultimo istante, zac: uno dei due ha tirato un remo in faccia allaltro. È la storia che si ripete. Anche oggi è così posto che al leader dellUdc proprio non è andata giù quel summit a palazzo Grazioli tra Bocchino e il Cavaliere. Ma come - è il pensiero di Casini - giochiamo insieme la partita sulla fine di Berlusconi e poi mandi il tuo braccio destro a trattare col nemico? Ma come - è il pensiero di Fini - giochiamo insieme la partita sulla fine di Berlusconi e poi girano voci che dopo il 14 porti lUdc nel governo?
Sospetti, diffidenze reciproche. E il terrore di rimanere fuori, isolati, soli. Uno, Casini, cè abituato; laltro meno. Entrambi poi hanno lo stesso obiettivo: raccogliere lo scettro del centrodestra il giorno che Berlusconi dovesse abdicare. Così, Fini e Casini marciano insieme e si sorridono ma si guardano in cagnesco anche se il leader Udc ieri rassicurava sui suoi rapporti col leader del Fli: «Mi sembra che le cose vadano normalmente, come sono sempre andate. Io non seguo gossip, faccio politica». Come sono sempre andate. Appunto: alleati rivali oggi, ieri e soprattutto domani. Lira di Fini sulle rivelazioni del faccia a faccia Berlusconi-Bocchino non sta tanto sullesito negativo della trattativa stessa; quanto sulla crepa che le rivelazioni stesse hanno provocato nellasse con Casini. Il quale ha pensato che di Gianfranco non si può fidare. Già una volta Fini gli ha tirato una sòla. Novembre 2007: tramonto del governo Prodi, Berlusconi cerca la spallata in solitaria. I suoi delfini fanno i sodali: si sentono ogni giorno, bocciano la grande coalizione, si attovagliano (già allepoca) con Montezemolo, danno del visionario al Cavaliere che come un mantra ripete che gli «elettori moderati ci vogliono uniti, insieme, alternativi alla sinistra». E i due a sbeffeggiarlo: «Non accetteremo mai annessioni». Parlano in coro i due. Berlusconi fa il Predellino e Fini va giù duro: «La Cdl è un ectoplasma, mani libere su giustizia e tv, non vado lì col cappello in mano a chiedere, a palazzo Chigi Berlusconi non tornerà più, siamo alle comiche finali». Poi in extremis, senza avvisare Pier, Gianfranco fa una capriola e sul Predellino ci sale mentre Casini resta a terra e dice gelido: «Sono interdetto». E ancora: «Io non svendo la mia storia come Fini. Ma non fatemi parlare di Fini... Meglio per lui». E quando il Cavaliere cerca di richiamare Casini, da Fini arriva laltolà: no, lui no.
Non dimentica, Casini. Fini lo sa e ne teme la vendetta. Che potrebbe essere spietata se il quadro cambiasse un po. E un elemento nuovo è arrivato giusto ieri con la nascita dellAssociazione per lEuropa dei popoli. Voluta da Berlusconi, retta dai ministri Frattini e Alfano, caldeggiata da Mario Mauro, appoggiata dallex Udc (ora Pid) Saverio Romano che gongola «è partito un cammino nel solco del Ppe», lassociazione vuole espressamente «guardare anche in Italia ai partiti che fanno parte della famiglia - parole di Frattini - lUdc in particolare». E ancora: «Certo non siamo così rozzi da pensare che questo avrà effetto sul 14 dicembre. Ma lassociazione nasce per seminare e raccogliere frutti nel medio periodo».
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