«Anche Bossi avrebbe una contropartita politica con lingresso dellUdc nel governo». Vito Bonsignore, vicepresidente Pdl al Parlamento europeo, è uscito dallUdc per costruire il Popolo della libertà. A chi gli attribuisce un ruolo di «esploratore» per il gran rientro dei centristi lui replica: «Non ho questo ruolo. Però...».
Però?
«Però sarebbe unoccasione doro».
Quale?
«Il momento per il Paese è grave. Ci vorranno decisioni importanti, da lacrime e sangue per tutti, come ha detto il suo direttore. E dunque...».
Ma scusi, la maggioranza è messa così male?
«No, anzi. Credo però che i popolari, come in Europa, debbano stare insieme, con accordi precisi e obiettivi condivisi e con legittime contropartite politiche. Sarebbe unoperazione nellinteresse di tutti. Anche della Lega».
Pensa a un appoggio esterno?
«Se Berlusconi apre un tavolo con Casini, spinto dalla straordinarietà del momento, credo che emergeranno molti elementi per allargare la compagine di governo».
Non mi sembra che ci siano segnali di ammiccamento. Lei sa qualcosa che io non so...
«Io non so nulla. Però credo che lUdc abbia capito lerrore dellalleanza con la sinistra salottiera, come in Piemonte. A Torino quel sistema di potere, consolidatosi in 17 anni, che si reggeva sulle banche è saltato definitivamente, e lha ammesso anche il sindaco Chiamparino. Il centrodestra ha tutto linteresse di lavorare insieme, e da subito, a un progetto per la città. Perché Torino sta morendo».
Non le sembra un autogol allargare la coalizione a uno come Casini, da sempre insofferente alla leadership di Berlusconi?
«La leadership del Cavaliere, oggi e domani, non si deve discutere più. Ma le leggi che servono al Paese - penso alla riforma federale dello Stato - hanno bisogno di un consenso più largo e una maggioranza qualificata per evitare il rischio referendum».
Bossi non ne vuole sapere di Casini...
«Vuole fare le riforme che incidano veramente sulla vita dei cittadini? Sì? Beh, i suoi voti non bastano».
Scusi: Casini tornerebbe da sconfitto per votare una riforma dal sapore leghista e avallare misure drastiche. Dovè la contropartita?
«Se io fossi Casini ci metterei la faccia. Avrei la chance di dimostrarmi uomo delle istituzioni e di assumermi la responsabilità di adottare decisioni impopolari nellinteresse del Paese. Il vantaggio politico non sarebbe immediato ma nel medio-lungo termine. Credo che lamico Pier Ferdinando non si sottrarrebbe a questa responsabilità».
Lei ha detto che servono sacrifici per tutti. Pensionati, statali, lavoratori. Ma anche a chi ha di più...
«Guardo al mio 740 e penso a una patrimoniale sulle rendite finanziarie. Ma anche ad alzare letà pensionabile e la quantità di ore lavorate, ancora inferiore a Usa e Germania».
Leventuale presenza di Casini nel centrodestra potrebbe essere una risposta ai distinguo di Fini?
«Sono due cose diverse.
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