Il caso del Bologna calcio è da studiare con attenzione. Nell'estate scorsa è piombato in città un imprenditore sardo, Porcedda, sconosciuto ai più, che vantava una attività di imprenditore nel ramo alberghiero, e che ha acquistato il club dalla famiglia Menarini in fuga dal calcio. La trattativa è andata in porto velocemente e senza suscitare nè la curiosità e nemmeno l'interesse della federcalcio. Così si è scoperto in questi giorni, dopo molti mesi quindi, e a campionato ormai cominciato, che il suddetto Porcedda non ha versato un solo euro della somma promessa ai Menarini non solo ma non ha pagato neanche uno stipendio ai dipendenti del Bologna calcio così sottoponendo il club alla probabile sanzione di 3 punti di penalizzazione.
A questo punto bisogna chiedersi: perchè in Italia è possibile entrare nel calcio di serie A dove sono in gioco molti milioni di euro senza essere sottoposti a un solo esame? E ancora: come mai, se vado in banca a chiedere un mutuo per acquistare una casa, mi chiedono ogni tipo di garanzia, e invece la famiglia Menarini cede la maggioranza azionaria senza ottenere da un istituto di credito una garanzia? L'esperienza recente, per esempio, dovrebbe far capire che le infiltrazioni in materia di lotta alla malavita organizzata, sono arrivate anche nel calcio del nord, serie C d'accordo, ma che inoltre che nel tentativo di far fuori Lotito alla Lazio, un gruppo di incerta provenienza aveva arruolato come uomo-immagine Giorgio Chinaglia costretto ad espatriare per non essere raggiunto dalla giustizia italiana.
Il presidente Giancarlo Abete dovrebbe prendere in esame la necessità di mettere a punto una serie di regole rigidissime da rispettare in caso di passaggio di proprità delle azioni, almeno in serie A e serie B dove tra l'altro esistono spa.
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