Quattro banche rinviate a giudizio con l’accusa di aver truffato il Comune, undici manager a processo, e stessa sorte anche per due ex funzionari di Palazzo Marino, Giorgio Porta (ex direttore generale) e Mauro Mauri (membro della commissione tecnica che valutò le condizioni della ristrutturazione del debito dell’Ente). In ballo, una presunta truffa da 100 milioni ai danni dell’amministrazione. Primo obiettivo, ora, è limitare i danni. Puntando al risarcimento. «Do per scontato - commenta Davide Corritore, il consigliere comunale del Pd che per primo lanciò l’allarme sui contratti “capestro” - che il Comune di Milano si costituirà parte civile nel processo sui derivati, perché ora l’obiettivo è arrivare a un risarcimento dei danni in tempi rapidi». La polemica, però, divampa. Perché è «estremamente critico - insiste Corritore - il giudizio politico nei confronti di chi era chiamato a difendere la finanza pubblica».
Giacomo Beretta, assessore al Bilancio, assicura che «non c’è alcuna ripercussione sul bilancio. Quest’anno i derivati hanno un flusso positivo, grazia ai tassi vantaggiosi». Non entra nel merito delle responsabilità, Beretta, ma su una cosa non ha dubbi. «Io quei contratti non li avrei mai firmati. Chi lo ha fatto ha ritenuto che in quel momento fossero utili alle finanze pubbliche, o forse chi li ha venduti non ha spiegato fino in fondo gli scenari che si sarebbero aperti in futuro». Ad ogni modo, l’assessore chiarisce che «non metteri mai a rischio le risorse pubbliche con uno strumento così complesso e delicato, che vincola l’Ente per un periodo così lungo». Cosa che per la Procura fecero Mauri e Porta. L’ex membro della commissione tecnica, però, si dice «del tutto estraneo a qualsiasi ipotesi di illecito. Sono allibito dal rincvio a giudizio».
Il centrosinistra, ora, denuncia la «leggerezza» con cui Palazzo Marino, nel 2005, firmò il bond trentennale da 1,6 miliardi con gli istituti di credito. «La buona politica, quella che guarda agli interessi collettivi e non a gruppi di potere, avrebbe evitato quel danno enorme alle casse del Comune», attacca il consigliere Basilio Rizzo. «Nel rispetto dell’iter processuale - rincara la dose il capogruppo del Pd, Pierfrancesco Majorino - ci permettiamo di chiedere ai responsabili politici di quelle devastanti scelte, i sindaci Albertini e Moratti, non solo la doverosa autocritica ma anche una puntuale ricostruzione degli errori gravi compiuti».
Gabriele Albertini, che quando i contratti vennero firmati era sindaco, difende l’operato della sua giunta. «Quell’operazione ha portato in quattro anni a 198 milioni di risparmio alle casse del Comune». Quanto a Porta e Mauri, l’ex primo cittadino ribadisce la «massima fiducia nelle persone che lavorarono con me, perché mai ho avuto esperienza di essere deluso né quanto meno truffato». Poi, però, prende le distanze.
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