Il caso Genoa nel «terremoto» del calcio

(...) ma anche di quello che hanno combinato i giudici sportivi ai danni del Genoa. I forti dubbi sulle ultime partite dell’Empoli (per il quale si sono mossi anche i dirigenti delle «grandi») dimostrano quantomeno che Disciplinare e Caf hanno preso le loro decisioni solo analizzando una piccola parte di quanto accaduto tra i dirigenti delle società di serie B. E Preziosi, non a caso, chiedeva proprio che si potessero acquisire anche le intercettazioni telefoniche disposte dalla procura di Torino a carico dei vertici granata. Intercettazioni che c’erano, ma che i magistrati piemontesi si erano rifiutati di consegnare al generale Italo Pappa, il quale invece a Genova aveva trovato due pm disposti a fornire ogni tipo di materiale di un’inchiesta per associazione a delinquere poi archiviata per stessa richiesta degli inquirenti. Un processo «monco», secondo il pool di difensori del Genoa, aveva spedito la società di Preziosi in serie C. E ora si scopre che anche quel processo era stato inutile, visto che la sentenza risultava scritta prima ancora del dibattimento. Fatti sui quali la Figc ha sempre sorvolato e che neppure ora con l’esplosione del calcio scandalo, con tanto di dimissioni dei vertici del Palazzo, sembravano interessare troppo. Sono però ancora una volta i magistrati napoletani ad aprire la strada, e questa volta potrebbero costringere il neo commissario Guido Rossi e i suoi eletti ad occuparsi del Genoa. Come vittima.
La settimana scorsa infatti, Enrico Preziosi era stato convocato nella caserma dei carabinieri di Roma che collaborano con la procura di Napoli. Al presidente, chiamato come persona informata sui fatti, erano stati chiesti chiarimenti sui bilanci del Como e sui rapporti con Luciano Moggi. Una volta spiegato quello che gli veniva chiesto, Preziosi aveva però voluto aggiungere qualcosa alla sua deposizione. Aveva parlato del caso Genoa, e di quella sentenza che proprio non riesce a digerire. Allora attendeva ancora di conoscere l’esito definitivo della perizia informatica eseguita sul file della sentenza, ma aveva spiegato quello che poi è stato confermato dagli esperti.
I carabinieri avevano preso nota della denuncia di Preziosi per poi riferire tutto ai pm. Ora i magistrati hanno chiesto un nuovo incontro con il numero uno rossoblù, per parlare questa volta del caso Genoa. Un appuntamento che si annuncia decisivo, anche perché il neo capo ufficio indagini, Borrelli, ha ieri convocato il suo staff per pianificare il lavoro in vista del maxi processo. L’ex capo del pool di Milano ha confermato di aver già ricevuto molto materiale dai pm napoletani e di aver distribuito gli incarichi ai suoi collaboratori. Ma ha anche aggiunto che da Napoli dovrà arrivare altra documentazione. L’unico problema è il tempo ristretto in cui si trova a lavorare.

Se il filone d’inchiesta sul caso Genoa e sulla sentenza prestampata riuscirà a inserirsi tra le carte che la magistratura ordinaria passerà a quella sportiva, i rossoblù potrebbero rientrare a pieno titolo nel programma di riassetto del calcio italiano.

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