Il caso Malumori di Scajola nel vertice col leader Pdl «Fi era più vicina alla gente»

Roma«Sono sotto cinque processi di cui uno civile terribile in cui mi si chiede un mucchio di soldi e tutte le persone sagge con la testa sulle spalle mi hanno detto: “Non presentare adesso la riforma della giustizia, altrimenti chissà cosa ti fanno...”. Invece ho pensato di aver finalmente raggiunto nei fatti una maggioranza in grado di fare questa riforma e ho detto: “Non mi importa niente”». In collegamento telefonico con una convention del Pdl a Torino in sostegno del candidato sindaco Michele Coppola, Silvio Berlusconi torna ancora sulla riforma della giustizia, deciso più che mai a non arretrare di un passo. «Senza forzature», spiega, ma la riforma questa volta si farà perché bisogna «adeguare il nostro Paese a quanto avviene negli Usa, in Francia, in Gran Bretagna».
I concetti sono più o meno quelli del messaggio al sito dei Promotori della libertà di sabato. «I pm che sbagliano - spiega il premier - devono pagare come i normali cittadini». Eppoi «le carriere separate dei giudici e dei magistrati esistono in tutto il mondo» dove «sono la regola». Infine, «l’autonomia dell’azione penale significa solo che anche i pm sono cittadini come gli altri e devono rispettare le norme e le priorità». Una riforma che, spiega Berlusconi, passerà perché «oggi rispetto a prima possiamo contare su una maggioranza che è numericamente meno ampia ma politicamente più coesa». E ancora: «Vi anticipo che penso che possiamo arrivare oltre i 330 deputati alla Camera». Questo, aggiunge in un altro collegamento telefonico con una manifestazione della Dc di Giuseppe Pizza, «ci consentirà di realizzare tutti e cinque punti che ho presentato al Parlamento il 29 settembre scorso».
Un Cavaliere deciso dunque a tirare dritto, nonostante negli ultimi giorni la questione rimpasto gli stia dando più d’un grattacapo. Al di là delle smentite notturne, infatti, l’incontro di sabato ad Arcore con Claudio Scajola non è stato per così dire all’insegna della concordia. L’ex ministro, infatti, è forte dello scontento di molti esponenti del Pdl che non vedono per nulla di buon occhio l’eventualità che nel rimpasto vengano «premiati» i nuovi arrivati del gruppo dei Responsabili per lasciare a mani vuote la cosiddetta vecchia guardia. E che ci sia ancora molto fermento lo certifica l’intervento di ieri di Scajola sul sito della fondazione Cristoforo Colombo. «Il Pdl doveva essere il partito della gente, della nostra gente, e - scrive l’ex ministro - troppo spesso non lo è. La componente che viene da An è rimasta una realtà quasi distinta da Forza Italia». E ancora: «Se abbiamo pensato ai gruppi parlamentari “Azzurri per la Libertà” è stato solo per manifestare un sentimento a nostro avviso troppo spesso inascoltato. Giungeremo a questo solo se, con la condivisione di Berlusconi, non ci sarà altro modo per riuscirci».

Un affondo da non sottovalutare, visto che è chiaro che il Cavaliere il suo benestare non lo darà mai. Insomma, il solo evocare la possibilità di una scissione del gruppo (anche Fabrizio Cicchitto ha invitato Scajola a recedere) è il segnale evidente che la situazione non si è ancora per nulla stabilizzata.

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