Stefano Zurlo
da Milano
Unudienza rapida. Per ascoltare le ragioni della Camera e quelle del Senato. Ancora una volta i grandi processi milanesi, lo Sme e lImi-Sir-Lodo Mondadori, rimbalzano alla Corte costituzionale e ciò avviene nelle stesse ore in cui a Milano è in corso la camera di consiglio per il verdetto dappello Sme.
È stato il Parlamento a sollevare il conflitto di attribuzione davanti alla Consulta: i giudici di Milano non avrebbero riconosciuto in alcune circostanze il legittimo impedimento di Cesare Previti a partecipare al processo e sarebbero andati avanti senza tenere conto dei suoi impegni parlamentari.
È il classico conflitto fra poteri dello Stato: per questo la Consulta è chiamata come un arbitro a stabilire quale dei due poteri debba avere la precedenza.
Il caso Sme viene affidato al vicepresidente della Consulta, Franco Bile; lImi-Sir-Lodo Mondadori a Francesco Amirante. I due relatori spiegano il problema, poi tocca agli avvocati: per la Camera parla Roberto Nania, per il Senato Stefano Grassi. Tutti e due sottolineano che i magistrati non hanno bilanciato le esigenze parlamentari e quelle processuali invocate proprio dalla Consulta in una sentenza del 2001, scritta, guardacaso, per risolvere un precedente conflitto innescato sempre dai processi di Previti. Allora la Consulta aveva auspicato una linea di collaborazione fra le Camere e la magistratura. Ora, però, quel precario equilibrio è saltato di nuovo e i legali chiedono di annullare le ordinanze contestate e, addirittura, le due sentenze di condanna di Previti: quella della quarta sezione del Tribunale di Milano a 11 anni nellImi-Sir-Lodo Mondadori, e laltra, della prima sezione, a cinque anni nello Sme.
Gli interventi sono rapidi. Lavvocato Alessandro Sammarco, difensore di Previti, assiste silenzioso fra il pubblico. Poi se ne va, senza rilasciare dichiarazioni. Tacciono anche i giudici del Tribunale di Milano: né quelli della quarta né quelli della prima sezione si sono, come si dice in gergo, costituiti. In sostanza, hanno snobbato il processo davanti alla Consulta.
Il verdetto, che almeno sulla carta potrebbe essere un terremoto e azzerare lintero edificio processuale, arriverà dopo Natale. Già oggi, invece, a Milano potrebbe essere letta la sentenza dappello Sme. La Procura generale ha chiesto linasprimento della pena per Previti, da 5 a 7 anni (il dibattimento di secondo grado Imi-Sin-Lodo Mondadori si è già chiuso con la condanna di Previti a 7 anni).
Non è stata, invece, ancora fissata la data dinzio del processo dappello per il premier Silvio Berlusconi. La scorsa estate la corte dAppello di Milano aveva accelerato puntando, su input dei legali di Previti, alla riunione dei due tronconi Sme, ma a causa di un errore procedurale i giudici hanno dovuto rispedire le carte al mittente, nellimbarazzo generale. Risultato: la saldatura fra i due pezzi non cè stata e Berlusconi verrà giudicato in solitudine, come era accaduto in primo grado. Allora il premier era stato assolto per tre capi dimputazione e aveva ottenuto la prescrizione sul quarto punto contestatogli.
Come si vede, la geografia e la storia dei processi milanesi sono piuttosto tormentate e accidentate; del resto i due grandi dibattimenti sono andati avanti per anni fra polemiche e battaglie formali estenuanti.
Caso Sme alla Consulta, verdetto dopo Natale
Alludienza i legali delle Camere ribadiscono: «Su Previti violata la leale collaborazione tra poteri». In arrivo anche la sentenza dAppello
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