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Caso Visco, in tribunale ci va Padoa-Schioppa

L’ex comandante della Guardia di finanza Speciale querela il ministro che lo aveva attaccato in Parlamento: "Mi ha diffamato". Pronto anche il ricorso al Tar contro la rimozione dal vertice del Corpo. Quasi conclusa la fase istruttoria dell’inchiesta sul viceministro per abuso d’ufficio e minacce

Caso Visco, in tribunale ci va Padoa-Schioppa

Milano - Querela per diffamazione pluriaggravata contro il ministroTommaso Padoa- Schioppa, ricorso al Tar del Lazio contro la rimozione e il decreto di nomina del generale Cosimo D’Arrigo a comandante della Guardia di Finanza, querele contro chi su Repubblica l’ha collegato a trame occulte o l’ha infangato. Roberto Speciale chiude il cassetto dove custodisce le migliaia di lettere di solidarietà che continua a ricevere dopo la sua rimozione. Eda oggi apre quello dello carte bollate. «Tutelerò la mia persona e le Fiamme Gialle sino in fondo - commenta - in ogni sede. Siamo solo agli inizi».

Lo scacchiere giudiziario l’ha studiato a lungo con l’avvocato Ugo Longo. Tre settimane di passione nel ricostruire gli schiaffi subiti tra maggio e giugno scorso quando per aver denunciato un’ingerenza da parte del vice ministro Vincenzo Visco che voleva azzerare la gerarchia di Milano, è stato messo alla porta. Via dalla Guardia di Finanza. Senza nemmeno presiedere la festa del Corpo all’Aquila, «la mia ultima festa, che avevo organizzato io». Anzi. Rimosso con un benservito al curaro, il discorso di Padoa-Schioppa al Senato, che ha tuttavia sortito l’effetto contrario. L’ha ringalluzzito. Di sicuro Padoa- Schioppa non conosce Speciale. Nemmeno un po’. O deve esser stato davvero consigliato male. Perché tutto quanto accaduto, a iniziare proprio dalle modalità del colloquio tra il ministro e l’allora comandante generale, e via via ogni scelta del governo su questa delicata vicenda, non ha fatto altro che spingere Speciale verso una sempre più inevitabile reazione, ferma e decisa.

I suoi detrattori, questa la posizione dell’ex comandante, hanno cercato di screditarlo. Solo con un’immediata e tentata opera di delegittimazione come quella portata avanti invero in modo alquanto sgangherato, si poteva cercare di spostare l’attenzione dalle ingerenze patite per mandare via quattro ufficiali da Milano e puntare su una presunta gestione «personalistica» del Corpo. Denunciata solo ora con un ritardo fin troppo sospetto. L’opera di delegittimazione si è quindi sviluppata su più livelli, fino a coinvolgere come vittime stretti parenti del generale e suoi collaboratori. Per arrivare a quell’humus che doveva favorire una sostituzione indolore. Ma così non è stato. Anzi, il discorso di Padoa- Schioppa al Senato assume il valore di sintesi di un’azione assai più estesa, con diversi e almeno in parte già individuati, protagonisti. E proprio per questo la prima querela è indirizzata a chi ha letto quel discorso. Appunto, Padoa-Schioppa. «Tali dichiarazioni - si legge nella querela - tanto per ciò che concerne il loro tenore, tanto in relazione al loro contenuto, non possono che definirsi gravemente lesive della dignità del sottoscritto. La natura diffamatoria della suddetta esposizione è confermata anche dalla completa falsità dei fatti addotti in essa».

Anche la sostituzione è quindi ritenuta da Speciale come immotivata e illegittima. Già oggetto di pesanti rilievi della Corte dei Conti, verrà impugnata dall’ex comandante in tempi rapidi: nei prossimi giorni salirà i gradini del Tar del Lazio per depositare il ricorso ai giudici amministrativi. Se dovesse venire accolto si creerebbe una situazione al vertice della Guardia di Finanza che non ha precedenti nella storia delle forze di polizia. Al tempo stesso attende le determinazioni della procura di Roma sul procedimento che vede Visco indagato per abuso d’ufficio e minacce. Al centro dell’inchiesta la telefonata tra Visco e Speciale nella quale «Visco mi ha riferito di ritenermi responsabile di quanto accaduto - mise a verbale Speciale -, di non aver rispettato alcuna regola deontologica non avendo dato in esecuzione istantanea a quanto mi era stato da lui ordinato». Il Pm dovrebbe ultimare l’attività istruttoria a breve, prima della pausa estiva, per poi presentare le sue determinazioni al gip di Roma: o richiesta di rinvio a giudizio per Visco oppure d’archiviazione.

Sempre confrontandosi con il procuratore capo Giovanni Ferrara che al Giornale assicura di non aver alcun dissapore con il proprio sostituto.

gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it
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