Non è il caso di scomodare la fanfara dei bersaglieri ma forse questa è la strada giusta per meritarsi una Nazionale promettente. È vero, con la qualificazione in tasca, e come rivale lIrlanda del Nord timida e impacciata, non è una impresa memorabile rifilare tre pappine. Ma sono le prove come quella di ieri sera che cementano la fiducia e lautostima e costruiscono, per il futuro, prospettive incoraggianti. Il gioco non è spumeggiante ma non è il caso di pretendere tutto da un gruppo che sta lavorando sodo agli ordini di un Ct che parla un linguaggio semplice e lineare. È a sua immagine e somiglianza questa nuova Italia, umile quanto basta, di gran temperamento e capace di tirar fuori il colpo dellartista. Per ora, dietro il plotone di centravanti assenti a vario titolo (Gilardino, Pazzini, Borriello, Balotelli), resiste il talento di Antonio Cassano. Giovinco può fargli da alfiere dimostrando che non è laltezza a determinare una grande differenza mentre a centrocampo resiste il segreto. De Rossi e Pirlo sono una coppia raffinata e affiatata. Da loro dipendono le sorti complessive del gioco, del ritmo e dei lanci ispirati.
Gli elogi si sprecano e qualche volta invece di procurare qualche vertigine producono un bel calcio e anche una divertente sequenza di gol. Per esempio Gianni Pertrucci, il presidente del Coni da Catania, è il primo a suonare in anticipo il violino: «Questa Nazionale è la più bella che abbia visto dopo quella che vinse il mondiale con Lippi». «Questa squadra vale il quarto posto al prossimo europeo» è il parere di Dino Zoff arrivato in Abruzzo per incassare il premio consegnato ai centenari (con lui Paolo Maldini, Fabio Cannavaro e Buffon). Persino lo scambio di cortesie tra Paolo Maldini e Prandelli («un ritorno di Paolo in azzurro? Magari...» la battuta del Ct) sembra il preludio a una serata di gala. LIrlanda del Nord è troppo acerba e arrendevole per non lasciarsi assediare sia pure a ritmi bassi dallavvolgente palleggio degli azzurri dove Giovinco segnala ben presto il suo frenetico attivismo. Per la formica atomica è loccasione da non perdere al fine di recuperare il credito perduto (ai tempi della Juve) e per guadagnarsi un posticino sul charter diretto in Ucraina e Polonia nel giugno 2012. Impegno e talento fuori discussione, non proprio fortunato: gli avrebbe fatto comodo avere una boa in avanti.
I primi elogi della sera però vanno appuntati su un ragazzo discusso da sempre e che ama, da solo, mettersi ai margini e dare qualche volta di matto. Si tratta di Cassano, diventato anche nel club Italia, come nel Milan di questi ultimi tempi, insostituibile. Perciò risultano ancora più incomprensibili certe sue cassanate su cui Prandelli, come Abete il presidente, hanno pronunciato la parola «basta». Sul prato umido e soffice di Pescara, Cassano sa farsi apprezzare: la prima palletta utile ispirata da De Rossi, viene trasformata dal barese in una volée che mette il punto sul risultato, la seconda, suggerita da Aquilani, è un diagonale perfido come un bisturi diretto in buca col quale confeziona il 2 a 0. Cassano può anche guadagnarsi lapplauso dello stadio e della panchina azzurra. Chissà se i due sigilli non gli restituiscano la serenità inseguita da una vita. Gli elogi sono da dividere tra Cassano e Buffon, il capitano, portierone della nuova generazione con 110 presenze, spiegazione più o meno didascalica del record positivo accumulato dalla squadra di Prandelli (appena 2 i gol incassati nel girone). Tocca a Buffon difendere il vantaggio con un balzo dautore su una capocciata di McGiven. Eppure sugli argini la nuova coppia formata da Cassani e Balzaretti non è esaltante, basta e avanza la trincea juventina (Barzagli-Chiellini) per assicurare la solidità.
Che gli irlandesi siano dei pasticcioni è documentato dal 3° sigillo procurato da una deviazione sciagurata di McAuley.
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