Cassano idolo dei baby teppisti Per il recupero scelgono il Bari

Bepi Castellaneta

da Bari

Sarà pure vero che di Cassano ce n'è uno solo, ma il sogno di diventare come lui e approdare su un grande palcoscenico del pallone rimane comunque la speranza che anima le partite tra vicoli e piazzette di Bari, la città dove ormai quando gioca il Real Madrid sembra che giochi la Nazionale, la città dove la fotografia del galactico pugliese che corre con le braccia alzate verso Zidane dopo il gol dell'esordio è un'immagine che vuol dire speranza.
E di speranza ce n'è tanta, quando il pallone rotola sull'erbetta del fossato del Castello Svevo o sulle pietre bianche adagiate sull'asfalto di Bari vecchia. Sperava anche D., che di anni ne aveva soltanto undici quando fu fermato da una pattuglia dei carabinieri perché nascondeva una calibro nove avvolta in un tovagliolo: da allora lo chiamarono «il ragazzino con la pistola», un ragazzino che i giudici tentarono di tutelare e di strappare a un destino che sembrava segnato. E così fu affidato a una comunità di recupero della Toscana, dove continuò a coltivare il suo sogno: giocare a pallone, cercare di farsi largo nella vita correndo su un campo di calcio. Il «ragazzino con la pistola» sostenne anche un provino in una selezione giovanile, ma i sogni e le speranze andarono in frantumi, demoliti dalle fughe e dal rientro a Bari vecchia, dove una sera fu ferito per errore da una pallottola vagante. Della sua sorte si interessò anche il sindaco, Michele Emiliano, a cui fu dato in tutela dal tribunale per i minorenni: un esperimento senza precedenti, un esperimento fallito perché il Comune dopo sette mesi fu costretto a rinunciare e per il ragazzino, adesso quindicenne, il calcio appare lontano. Sogna ancora L., 14 anni: viene dal quartiere Libertà, un labirinto di stradine che ricorda da vicino la città vecchia, un quadrilatero dove anni fa gruppi di scippatori organizzati spostavano i cartelli per dirottare e derubare i turisti diretti al porto. Insomma, una zona difficile, un'area a rischio. A dodici anni L. era già il capo di una baby gang: ha compiuto otto rapine in una profumeria del centro, ma l'ultima volta è stato bloccato dai carabinieri. E quando i militari lo hanno portato in caserma ha detto: «Aiutatemi, fatemi stare con voi, posso venirvi a trovare qualche volta?». Lui a pallone se la cava bene, ma ha quasi sempre giocato in mezzo alla strada e così i carabinieri hanno tentato di aiutarlo e di trovargli una squadra. È partita una richiesta al Bari, ma non è ancora arrivata una risposta. Il comandante della compagnia Bari centro, maggiore Salvatore Gagliano, che si è occupato del caso, spiega che «giocare a calcio può essere un modo di recuperare questi ragazzi perché così hanno la possibilità di apprendere dei valori: lo sport è speranza», aggiunge. L.

è finito in una comunità di recupero, il suo sogno per il momento è tornato nel cassetto. Ma nelle strade di Bari, dove in pochi giorni sono state vendute centinaia di magliette del Real Madrid con il nome di Cassano, si continua a giocare. E a sognare.

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