Le sentenze della Corte di cassazione e della Corte costituzionale si contano ormai a decine. Tema: le multe da autovelox e i relativi ricorsi. Il dato dimostra che piuttosto che dar ragione all'odiata macchinetta gli italiani non badano a spese, accettando di pagare avvocati fino al terzo grado di giudizio e oltre. Le massime stabilite da Consulta e Cassazione sono però anche un'utile guida sui diritti degli automobilisti di fronte ai rilevatori di velocità. Una delle ultime decisioni della Corte costituzionale (è del 2015) riguarda per esempio la taratura degli apparecchi. La legge prevedeva che fosse necessario sottoporre a controlli periodici solo i rilevatori fissi e non invece quelli mobili utilizzati sotto il controllo degli operatori di polizia stradale. Dunque dalla sentenza in poi perché la multa sia valida deve esserci nella notifica indicazione dell'avvenuta revisione dell'apparecchio. Se la documentazione dell'avvenuta taratura non c'è l'automobilista può chiederne una copia a chi ha fatto la multa. Se poi questa non viene consegnata in tempo, oppure se risulta che la verifica e la taratura non sono state effettuate almeno annualmente, si può fare ricorso. Davanti alla Cassazione sono pendenti anche alcune cause relative al tipo di strada su cui gli autovelox erano stati piazzati. Perché i rilevatori possono essere sistemati su strade extraurbane e strade urbane a scorrimento veloce, che per essere definite tali devono, in base al codice della strada, avere determinate caratteristiche: carreggiate indipendenti o separate da spartitraffico, ciascuna con almeno due corsie di marcia e un'eventuale corsia riservata ai mezzi pubblici. Devono esserci poi la banchina pavimentata a destra e marciapiedi con eventuali intersezioni a raso semaforizzate. Se la strada non ha queste caratteristiche strada aperta per il ricorso. Rimane invece off limits per la Cassazione il cosiddetto «anti-autovelox».
Chi ha a bordo un segnalatore istantaneo di autovelox o di tutor per la velocità corre il rischio di una multa di oltre 3mila euro. Nonostante i molti siti che più o meno apertamente ne propagandano l'utilità in Italia sono ufficialmente vietati. Nessuna restrizione all'acquisto è prevista invece negli Stati Uniti o in alcuni Paesi europei.
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