Dietro l'idea del governo di mettere a regime un Catasto patrimoniale, ci sono neghittosità ed inefficienze di chi preferisce censire i valori (operazione molto più facile), piuttosto che i redditi (più difficile). Ma c'è anche una forte carica ideologica, che vede nella proprietà non il presidio della libertà individuale e la molla prima di ogni reale progresso, ma l'espressione di una ricchezza solo da redistribuire, attraverso l'imposizione tributaria.
Non si può dire altrimenti davanti ad ogni imposta ordinaria di carattere patrimoniale, necessariamente e progressivamente espropriativa, come insegnano gli economisti e come chiunque facilmente intuisce. E anche davanti al progetto di un Catasto patrimoniale (che implicitamente vuole tassare la proprietà in quanto tale, essendo la riconduzione dei valori censiti a redditi solo un espediente dialettico), non si può non dire che siamo di fronte a un fittizio paravento di quella che sarebbe comunque la verità vera: la tassazione, appunto, del bene in quanto proprietà di qualcuno.
Ma la tassazione in via ordinaria del patrimonio è un'iniquità per definizione, giustificata solo ideologicamente e da una certa ideologia. I valori, infatti, sono un'espressione della proprietà del tutto virtuale: essi si realizzano, in concreto, solo se si procede alla vendita del bene interessato. E in quella sede, semmai, devono essere tassati, come avveniva proprio con l'Invim, nell'ambito di un ordinamento tributario che aveva una sua logica anche redistributiva ma equa, e quindi nell'ambito di un ordinamento non teso - come oggi si vuole vieppiù fare, basti dire che il finanziamento pressoché esclusivamente tributario degli enti locali fa perno sull'Ici - solo a mettere le mani nei portafogli dei cittadini, per poter continuamente dilatare la spesa pubblica. Chiunque, del resto, che ragioni, e voglia ragionare, capisce che quando si va al supermercato a fare la spesa, nella borsa non si hanno i valori, ma il frutto di quanto i beni rendono.
Il concetto costituzionale dell'imposizione fiscale basato sulla «capacità contributiva», e quindi sulla capacità reddituale, non è che il corollario di questa semplice considerazione.
*presidente Confedilizia
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