Ora la guerra è ancora più vicina. O almeno la rappresaglia d’Israele. Una rappresaglia che potrebbe colpire obbiettivi convenzionali, ma anche qualche sito nucleare iraniano. L’occasione e il pretesto ci sono già. A fornirli ci ha pensato lo sprovveduto trio di terroristi con passaporto iraniano che ha prima causato un’esplosione accidentale nel covo di Bangkok dove custodiva una serie di ordigni e s’è poi fatto arrestare durante un tentativo di fuga altrettanto maldestro. Una vicenda che è difficile non ricollegare agli attentati messi a segno lunedì contro la moglie dell’ambasciatore israeliano e Nuova Delhi e al fallito attacco consumatosi - sempre lunedì - nella capitale georgiana Tbilisi.
L’episodio di ieri a Bangkok rischia però di diventare la pistola fumante capace di provare il coivolgimento del regime di Teheran e d’inchiodarlo alle sue responsabilità. Le indagini della polizia thailandese potrebbero collegarlo anche al piano terroristico sventato qualche settimana fa quando nell’abitazione di un libanese, legato al gruppo filoiraniano di Hezbollah, vennero ritrovate 4 tonnellate di esplosivo artigianale. Non a caso il ministro della difesa Ehud Barak ha già fatto capire di considerare Teheran e i suoi alleati di Hezbollah come i mandanti degli attentati susseguitisi tra ieri e lunedì. «Iran e Hezbollah - ha dichiarato Barak - sono elementi terroristici senza pace che mettono a rischio la stabilità della regione e del mondo».
E a render tutto più difficile per Teheran contribuisce, da ieri, il ritorno in piazza a Teheran dell’Onda Verde. Le dimostrazioni sono sfociate ieri sera in violenti scontri tra studenti e milizie basiji conclusisi con decine di arresti.
La vicenda che rischia di portare allo scontro Iran e Israele inizia ieri mattina a Bangkok quando una potente deflagrazione scoperchia un’abitazione. Subito dopo le telecamere di sorveglianza del quartiere riprendono tre uomini in fuga. Quando le macchine della polizia circondano la zona, il primo dei tre cerca di fermare un taxi. L’autista blocca la portiera e il fuggitivo gli lancia contro una bomba a mano, ferendo lui e tre passanti. A quel punto la polizia è tutt’attorno e il fuggitivo lancia un altro ordigno. Anche stavolta la mossa è infelice. La bomba rimbalza contro un albero e gli esplode a meno di un metro, mozzandogli la gamba destra all’altezza del ginocchio. Poi la verità incomincia a venire a galla. Un passaporto iraniano trovato nel covo scoperchiato identifica il bombarolo ferito come Saeid Moradi. E più tardi la polizia blocca all’aeroporto Mohummad Hazaei, un altro iraniano in procinto d’imbarcarsi su un volo per la Malesia subito identificato come il secondo componente del terzetto in fuga.
Indizi ancor più interessanti saltano fuori dalle rovine del covo affittato dai bombaroli. Lì gli artificieri della polizia trovano due ordigni a forma di radio contenenti mezzo chilo di tritolo ciascuno descritti dal generale Prewpan Damapong, capo della polizia thailandese, come «bombe magnetiche da attaccare alle automobili». Esattamente lo stesso tipo d’ordigno utilizzato a Nuova Delhi dal commando terrorista che lunedì mattina ha fatto esplodere un’auto della rappresentanza israeliana ferendo gravemente la moglie dell’ambasciatore e altri tre diplomatici.
La tipologia dell’ordigno sembra quasi nascondere un messaggio simbolico. Lo stesso tipo di bomba era stata usata finora per eliminare alcuni dei più importanti scienziati nucleari iraniani.
La decisione di usarle per colpire obbiettivi israeliani serve forse a far capire che Teheran è pronta a rispondere con gli stessi mezzi. Ma di certo Israele non resterà a guardare. E così di rappresaglia in rappresaglia la guerra capace d’incendiare il Medio Oriente si fa sempre più probabile e sempre più vicina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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