Cavalieri, poeti, storici: nuovi milanesi illustri entrano nell’Albo d’oro

LA CERIMONIA Fra impegno e tradizione. I premiati della "Famiglia meneghina" 2012. Da Boselli (moda) al giornalista Manzoni

di Giorgio Caprotti

Sono tempi in cui si va disper­dendo sempre più la nostra bella «lengua milanesa», una volta tan­to abituale d’intesa negli uffici e nelle trattative commerciali, oltre che nelle nostre epicuree serate, una tantum a tavola rilassati dalla nostra operosità ma anche negli spuntini negli intervalli teatrali. Persino alla Scala. Chi veniva qui in cerca di lavoro doveva cercare prima di tutto di impararsela quel tanto che gli serviva per essere in­teso. Poi la cosa andava da sé, pri­ma o poi, ma senza attese troppo lunghe, ed eccolo a darsi da fare per riscuotere le entrate fra com­plimenti e colpetti di mano di ap­prezzamento sulla spalla. L’«effetto Milano» funzionava così: uno si sentiva tanto stimola­to da essere contento di gareggia­re e far risaltare le proprie capaci­tà fra gli «Òccio!» («occiu», apri l’occhio al rischio) e il «saramán» (la stretta amichevole di mano). Ora non va proprio così, in una re­te di non sempre lindi favorimen­ti. L’antico vincolo delle tradizio­ni però ebbe sempre su di noi il suo fascino, tanto che già il 9 giu­gno del 1924 (dico: non del secolo scorso ma del millennio scorso!) in una saletta del Ristorante Can­didezza (nella centrale via Unio­ne), oltre le due spaziose sale­manger, un gruppetto di 29 indaf­farati milanesoni cominciò a rea­lizzarsi l’«ideina di un sodalizio per conservare le buone tradizio­ni ambrosiane». E il 30 dello stesso mese si costi­tuì, con la stesura in stretto mene­ghino stretto, la «Famiglia Mene­ghina » partendo con un cin-cin di vino rosso e una nostra tipica «ri­sottata con sopra l’osso buco». Con quel nostro riso europeo, poi dorato di zafferano, risalente ai tempi viscontei, trapiantato a ciuf­fi dalle mondine nelle vasche del­l’azzerata palude e ricchi di rane e di ittiocoltura di sode carpe risaio­le. Così ecco che, presto, quella sa­l­etta non bastò più, tanto fu l’at­trattiva del passato trattato con na­turalezza anche con pubblicazio­ni, ricerche storiche e promozio­ne di una applauditissima compagnia teatrale e in più la rigorosa selezio­ne del «Milanese del­l’anno » dal 1979. La turbata crisi economi­ca causò l’affievolirsi di molte società ma ec­co farsi regista l’imprendi­tore Alessandro Gerli che an­che inquadrò la preziosa bibliote­ca che via via si andava arricchen­do, di così tanti rari testi donati, da riempirne l’arca di Noè di cui Ger­li fu eletto timoniere, fondando l’Associazione Culturale Bibliote­ca Famiglia Meneghina che si ab­binò alla mitica Società del Giardi­no.

Potè così riattivare anche il pre­mio «La mia vita per Milano»ed ec­co entrare nell’Albo d’oro i pre­miati del 2012: il milanese giornali­sta Franco Manzoni, storico e poe­ta; don Franco Buzzi, Prefetto del­la Biblioteca Ambrosiana; il Cava­lier Mario Boselli, Presidente del­la Camera Nazionale della Moda Italiana che ha portato Milano nel poker mondiale con New-York, Londra e Parigi; l’architetto Gian­ni Ferri, storico e attore col Cava­lierato al Merito della Repubblica del 2010.

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