Ceduti tre slot a Heathrow per 92 milioni

da Milano

Soffocata da una situazione economico finanziaria da brivido, Alitalia fa cassa e vende alcuni gioielli. Ha cominciato con tre coppie degli slot che possiede a Heathrow (cedute a British, Continental e Us Airways). L’aeroporto londinese è l’unico in Europa dove si possano comprare e vendere gli slot (finestre temporali di decollo e atterraggio), che hanno acquisito negli ultimi mesi grandissimo valore grazie agli accordi di «cieli aperti» tra Europa e Stati Uniti. L’incasso è stato infatti di 92 milioni di euro, che saranno versati in due fasi. Alitalia possiede altre dieci coppie di slot (in tutto erano 88 alla settimana) che sono virtualmente in vendita; l’incasso nella prima fase è di 54 milioni. Questo patrimonio deriva dalle origini dell’Alitalia, che sessant’anni fa ebbe proprio radici inglesi.
Nei giorni scorsi la compagnia ha diffuso i dati finanziari al 30 novembre: a un indebitamento leggermente aumentato fa riscontro una cassa nuovamente erosa (395 milioni, meno 7,7% rispetto a ottobre). Gennaio e febbraio sono i mesi peggiori dal punto di vista commerciale, in netta perdita, e - rebus sic stantibus - per marzo si profila la rottura di cassa. Ragione questa che spinge le parti in causa ad agire con consapevole determinazione (il presidente Prato ha parlato di «ultimissima spiaggia»).
La cessione degli slot di Londra conferma che nelle pieghe del bilancio Alitalia ci sono valori espressi e inespressi (come in questo caso) che potrebbero essere utilizzati da un acquirente per far «leva». Un esperto, profondo conoscitore dei conti e degli attivi di Alitalia, indica valori «cedibili» valutabili centinaia di milioni di euro che vanno da aerei di proprietà (di breve e lungo raggio), all’attività cargo, ai terreni di Fiumicino e altro ancora. Una carta che in questo momento potrebbe essere giocata da Air One, contendente determinato a recuperare lo svantaggio, che potrebbe poi ricavare una cifra formidabile (quantificabile in un’ordine di grandezza di 500 milioni) cedendo il proprio ramo d’azienda di Linate (aerei e slot): ottenendo tre risultati, quello di fare cassa, di zittire l’Antitrust e di fare un servizio alla concorrenza. Air One si potrebbe addirittura spingere - sono congetture di mercato - a lanciare un’Opa ostile su Alitalia al prezzo fantasmagorico di un euro, con un esborso di 1,2 miliardi: certa di recuperare in fretta ben più di quella cifra. Acquisendo quelle competenze, specie sul lungo raggio, che oggi le mancano, e senza sacrifici di flotta visto il proprio apporto di aerei già ordinati.


Se poi il (coraggioso) lancio di un’offerta da parte di Air One avesse come risultato soltanto quello di provocare un rilancio da parte di Air France, già questo sarebbe un effetto che tutto il sistema italiano giudicherebbe meritevole.

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