Centro carni ai privati? Una pazzia

Baldi (Forza Italia): «In caso di chiusura il prezzo delle fettine aumenterebbe del 30%»

Marcello Viaggio

È di nuovo allarme Bse. Il morbo della mucca pazza nel Lazio è tutt’altro che definitivamente estirpato. I rischi maggiori si annidano nella Valle del Sacco. «Ma nel Centro Carni di viale Palmiro Togliatti - denuncia il capogruppo di Forza Italia, Michele Baldi - in questi giorni sono stati abbattuti e immediatamente distrutti 860 capi ovini sospetti di Bse provenienti dall’azienda agricola del Divino Amore».
«Ora mi aspetto un grazie da parte del sindaco visto che sono anni che mi sto battendo per non fare chiudere il Centro Carni. In caso di chiusura, inoltre - spiega Baldi - il prezzo della carne a Roma aumenterebbe del 30 per cento. Su questa problematica mi aspetto un dibattito serio in Campidoglio».
Il rischio Bse spinge Forza Italia a rilanciare la battaglia per il Centro Carni. Per lasciarlo così com’è e dov’è ora. In viale Togliatti, al Collatino. Il paventato trasferimento al Car, il Centro agroalimentare all’ingrosso di Guidonia, comporterebbe fra l’altro l’eliminazione proprio del mattatoio.
«Oggi la macellazione di bestie infette non presenta rischi, - insiste Baldi - perché il personale è altamente specializzato. Ma in futuro ogni volta che sarà necessario l’assessore dovrà fare un’ordinanza per affidarla ai privati. Con tutti i pericoli del caso. Basta uno schizzo di sangue o di saliva per infettarsi».
Sull’argomento interviene anche il presidente degli operatori all’ingrosso del Centro Carni, Alessandro Piroli: «Dall’inizio del 2005 a oggi, stiamo macellando settimanalmente centinaia di capi infetti. Della Valle del Sacco e di altri posti. Bovini e ovini che hanno ingerito sostanze velenose, la cui trasmissibilità all’uomo attraverso le carni potrebbe nuocere gravemente alla salute. Tutto si svolge sotto lo stretto controllo dei veterinari. Noi stessi vigiliamo perché neppure un grammo finisca sul mercato».
Oggi le quotazioni di un bovino si aggirano sui 2-3mila euro. Due settimane fa nel Centro carni sono stati abbattuti e inceneriti 233 bovini. Il valore commerciale richiede controlli rigorosi per evitare sparizioni e furti durante la macellazione. Per Roma il mattatoio pubblico è una sicurezza. «L’assessore al Bilancio, Causi, però - denuncia Piroli - da qualche tempo sostiene che al Comune non conviene tenerlo in vita e che preferisce dare la macellazione in gestione all’esterno. Ma tutti, sottolineo tutti, i macelli privati si sono rifiutati di ricevere queste bestie infette per l’abbattimento. Hanno paura, non hanno la preparazione che abbiamo noi e i nostri 24 ragazzi della macellazione. Solo l’altro ieri abbiamo abbattuto quasi un migliaio di ovini con la presunzione di Bse, provenienti dal Divino Amore».
E la battaglia per rimanere al Collatino? Avreste dovuto trasferirvi già da un pezzo a Guidonia, al Car, se fosse dipeso dal Comune di Roma... «Noi stiamo impugnando le delibere di fronte al Tar e agli altri organi della giustizia. Per ora restiamo qui. Fino a ora i tribunali ci hanno dato sempre ragione. Se alla fine dal Comune riusciranno a buttarci fuori da qui, pazienza, ce ne andremo. Ma mi risulta che al Car ci siano grossi problemi, sono tutti scontenti. Un motivo ci sarà. La lontananza dalla città, di sicuro».
Quanti operatori all’ingrosso sono attualmente impegnati al Centro Carni? «Siamo rimasti in una cinquantina.

Il problema è che da 15 anni il Comune di Roma non fa più entrare nuovi operatori, alcuni importantissimi che hanno fatto la domanda non sono stati accettati. Vogliono farci chiudere. La struttura del Collatino è efficientissima, all’avanguardia in Europa. Ma al Comune hanno altri progetti...».

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