Che battaglia sulle orecchie dei cani

Negli ultimi due giorni le commissioni riunite degli Esteri e della Giustizia della Camera, presiedute da Stefano Stefani e da Giulia Bongiorno, si sono cimentate in una delle più accese discussioni politiche degli ultimi anni. Non si trattava della bomba atomica iraniana e neanche dei gasdotti caucasici, ma delle code e delle orecchie dei cani. Questione seria: l’Europa vent’anni fa stabilì un accordo di protezione per gli animali di compagnia. L’Italia sta per sottoscriverlo, con il proverbiale ritardo. Il fatto però è questo: l’accordo prevede il divieto per i veterinari di operare chirurgicamente gli animali, se non per ragioni terapeutiche o per sterilizzarli. La Lega però voleva che per i cani da caccia si potesse fare un’eccezione e che bracchi e setter venissero amputati di code e orecchie da cuccioli.

Il risultato delle discussioni arriverà presto in Aula, sperando che nel frattempo l’Irak rinunci a farsi sentire con i suoi ordigni nucleari (scherzi a parte, la questione della salute degli animali non è certo una quisquilia).

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