Fare il re? Il massimo della sfortuna. Più pericoloso che allevare coccodrilli. Statistiche alla mano è unecatombe di morti sul lavoro. A giurarlo sulla testa del re è il criminologo inglese Manuel Eisner dellUniversità di Cambridge, che studiando il decesso di 1.513 monarchi di 45 dinastie europee negli anni compresi tra il 600 e il 1800, ha scoperto che le lotte per la successione al trono, le liti con i monarchi confinanti e le vendette assortite hanno seminato, in proporzione, più morte tra i monarchi che tra i soldati nelle zone di guerre. Un quarto dei decessi insomma sono il risultato di fatti violenti, il 15% dei quali causati da omicidi. «Il dato corrisponde a una media di 10 omicidi ogni mille anni di vita di un re - spiega il criminologo al Daily Mail, dopo aver pubblicato il suo studio sul sito del British Journal of Criminology - ed è un risultato di gran lunga superiore al tasso di assassinii riscontrato oggi nelle più tribolate zone del mondo. E questa percentuale è anche più alta di quella legata alle morti da combattimento fra i soldati nelle aree di guerra e conferma così la violenta rivalità per il dominio territoriale che esisteva fra le famiglie reali europee».
Il «Killing Kings», questo il nome dello studio del professor Eisner, ha scoperto che anche re giovanissimi come Edoardo V dInghilterra e suo fratello, Riccardo di Shrewsbury, passati alla storia come «i Principi nella Torre» perchè rinchiusi nella Torre di Londra, dichiarati nel 1483 illegittimi al trono e ammazzati di conseguenza, erano esposti quanto se non più di sovrani sul trono alla legge del taglione.
Oggi comunque, per tutta una serie di ragioni, la media di regicidi si è di molto abbassata. Il Principe Carlo al massimo fa morire dal ridere...
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