Mostra di Venezia 1951: Rashomon del giapponese Akira Kurosawa, vince a sorpresa (ma con merito) il Leone d'oro. L'opera emoziona, colpisce, incanta per mille e una ragione. Ispirato a due racconti di Reynosuke Akutagawa dislocati nell'alto Medioevo nipponico, Rashomon è l'evocazione intricatissima - anche in termini espressivi: continui flashback, scorci onirici, infidi ricordi - di un cruento fattaccio di violenza e di morte. Tre personaggi-simbolo - un bonzo, un boscaiolo, un servo - ripropongono, al riparo dalla pioggia sotto l'arco d'un tempio in rovina, le rispettive, contrastanti versioni dell'assassinio d'un samurai e dell'oltraggio inflitto alla sua giovane sposa. Arduo cercare di distinguere, tra le contraddittorie verità quella autentica.
Toshiro Mifune, Machito Kyo, Tokashi Shimura, interpreti dei ruoli maggiori, e la riconoscibile parafrasi del celebre Bolero di Ravel modulano in modo sapiente il fascino prezioso di questa ballata esotica, tutta profana.RASHOMON - Dolmen, euro 23,49
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