Il chinotto e il colore rosso della Coca Cola

Il chinotto e il colore rosso della Coca Cola

Egregio Dott. Lussana, leggendo l'articolo di Luca Fiocchetti pubblicato lo scorso giovedì 17 a pag. 9 de Il Giornale, sull'ennesimo boicottaggio, da parte della giunta di sinistra che è maggioranza a Torino, della multinazionale americana della Coca-Cola ritenuto simbolo dell'Impero del Male, non possiamo, oltre che criticare il comportamento non coerente di quei «governanti» locali, non fare un'altra considerazione di carattere nazionale.
Se l'On. Bertinotti preferisce il Chinotto alla Coca Cola, il consiglio comunale di Torino non è stato da meno ed anzi si è particolarmente e negativamente distinto perché Coca-Cola, dopo aver sganciato i soldoni (si parla di parecchi milioni di Euro) per diventare Top Sponsor olimpico per l'organizzazione dei Giochi Olimpici Invernali «Torino 2006», si è vista vietata la propria bevanda da tutti gli uffici comunali, grazie alla votazione di un ordine del giorno proposto da Rifondazione e Comunisti italiani alla quale non sono venuti meno gli «aiuti» sia dei Ds che della Margherita.
Passiamo adesso alla considerazione che dicevamo prima. Un famoso slogan recita: «La Coop sei tu» ma invece la versione giusta ritengo sia «La Coop sono loro».
Se si entra in una qualsiasi Coop/IperCoop e centri simili, stando un po' attenti si può notare facilmente che 7 prodotti su 10 vedono, come punto di nascita/partenza, la regione «rossa» per eccellenza. Guardando bene, sulla maggioranza di questi prodotti si potrà facilmente constatare che le voci: prodotto da…, confezionato da…, per conto di…, hanno un'unica radice. L'Emilia Romagna, che così diventa «grande piattaforma d'acquisto» ufficiale con un potere, vista la capacità di accaparrarsi una enorme quantità di merce e/o generi, tale da imporre i prezzi d'acquisto.
Questi generi/merci quindi vengono raccolti, lavorati, confezionati e distribuiti su tutto il territorio nazionale, servendosi prioritariamente di autotrasportatori propri e/o ditte «locali».
A questo punto ci si starà chiedendo: cosa c'è di male? Ragioniamo un attimo.
Se dall'Emilia partono tutte quelle merci verso il resto d'Italia, a lavorare, magari con contratti la cui tipologia su scala nazionale viene dalla sinistra criticata, sono lavoratori «locali». Una volta che la merce è arrivata, per esempio alla Coop di Genova, questi, rimane in «debito» verso «Bologna» e quindi dopo averla sistemata sopra gli scaffali, viene venduta e successivamente pagata mediante il dirottamento degli incassi ottenuti a Genova verso l'Emilia.
Così otteniamo che chi come me lavora e produce reddito in Liguria, comprando alla Coop, contribuisce a fare un quotidiano «bonifico» destinato ad ingrassare ulteriormente i conti «rossi». Quindi, la Coop di Genova del mio reddito alla mia regione ne «fa girare» poco o niente, perché, in questo caso io lavoro e guadagno a Genova ma è come se spendessi a «Bologna». Così facendo è vero che faccio «girare l'economia» ma solo verso sinistra.


Con questa filosofia commerciale si è sicuri di boicottare i prodotti «locali» che non passano per le «sinistre» aziende (oltre a quelli delle multinazionali americane) con un unico scopo, quello di succhiare il reddito da tutte le regioni italiane compresa la nostra Liguria a favore della, mi permetta di definirla «Multiregionale» Emilia Romagna.
Dimenticavo, io ogni tanto bevo Coca-Cola e non ho mai comprato la Mecca Cola, al pari di tanti personaggi che si definiscono di sinistra che bontà loro, predicano bene e razzolano male.

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