Lo choc e la rabbia dei francesi: il Regno Unito ha giocato sporco

Il verdetto a Singapore: la capitale inglese vince per solo 4 voti

Alberto Toscano

da Parigio

«Non so che cosa ci sia dietro questa decisione, non so se esista un rapporto con i risultati del referendum del 29 maggio scorso, ma sono convinto che la decisione di Singapore sia stata presa sulla base di considerazioni che hanno ben poco a che vedere con lo sport», dice l’ex campione di judo Thierry Rey, impegnatosi anima e corpo nella battaglia per portare a Parigi i giochi olimpici del 2012. Quel «non so» è un’allusione più che trasparente: i francesi temono di aver pagato ieri il prezzo del referendum con cui il 29 maggio hanno mandato in soffitta la Costituzione europea. Le cifre parlano chiaro: Londra ha battuto Parigi con 54 voti contro 50. Tenuto conto del fatto che la Francia ha certamente avuto i voti di molti comitati olimpici africani (oltre a quello monegasco), il risultato finale dice che non pochi suffragi europei sono andati alla Gran Bretagna.
È la terza volta in vent’anni che Parigi si candida a ospitare un’Olimpiade estiva ed è la terza volta che i suoi sforzi si risolvono in una sconfitta. Quella di ieri è stata però una vera e propria batosta: risultato difficilissimo da digerire anche perché molti osservatori neutrali concordavano nel definire il dossier francese come il migliore sul piano delle infrastrutture urbane e di quelle sportive. Basti dire che la capitale francese dispone di un sistema di trasporti pubblici urbani decisamente più moderno ed efficiente di quello londinese. E basti ricordare il successo della Coppa del mondo di calcio del 1998 in Francia, occasione per la quale fu costruito un nuovo stadio da 90mila posti a Saint-Denis, presso Parigi.
Insomma i francesi avevano tutto per vincere e stavolta il loro choc è durissimo. Speravano di uscire - grazie alle Olimpiadi - dal loro attuale clima di pessimismo e di malumore, ma adesso i dubbi tornano ad avere il sopravvento sulle speranze. Dubbi anche nei confronti dei loro responsabili istituzionali. Il presidente della Repubblica Jacques Chirac ha fatto - proprio come Tony Blair - il viaggio a Singapore, ma i suoi connazionali pensano che la sua influenza non sia stata altrettanto efficace. Ancora una volta il pensiero dei francesi e degli europei va al referendum del 29 maggio: l’impopolarità di Chirac fu allora una delle cause della sconfitta del «sì» alla ratifica costituzionale e anche adesso c’è la sensazione che l’inquilino dell’Eliseo non ispiri più alcuna fiducia. «Buona fortuna!», è il messaggio di congratulazioni a denti stretti, indirizzato da Chirac a Blair mentre andava a raggiungerlo da Singapore alla Scozia per il G8.
La delusione dei parigini ha avuto una sua traduzione fisica nel mormorio della folla che s’era riunita di fronte al maxischermo allestito di fronte al municipio della capitale. Urla, fischi, imprecazioni e qualche lacrima sono esplosi immediatamente dopo l’annuncio del successo di Londra, che i francesi proprio non si attendevano.
Da Singapore, il sindaco socialista di Parigi, Bertrand Delanoë, ha detto di provare «un’enorme delusione» per la sconfitta, ma d’aver fatto comunque i complimenti al suo collega londinese. «Io non provo solo delusione, ma anche tanta rabbia», ha commentato dal canto suo il presidente della regione parigina Jean-Paul Huchon, anche lui socialista.

Delusione, rabbia e un sospetto: che Tony Blair abbia usato il suo viaggio a Singapore per esercitare pressioni non proprio olimpiche. Così i francesi si consolano assegnando a se stessi la medaglia d’oro del «fair play».

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