Oggi cosa farebbe Herrera? Li chiuderebbe nello spogliatoio per appenderli al muro. Altro che cartelli e frasi storiche. E papà Moratti con Allodi? Comincerebbero a far la conta, pensando a chi cacciare. E il «Baffo» Mazzola che, ai tempi di Fraizzoli, girava con il sigaro fra le labbra, come fosse una colt? Farebbe rimpiangere di essere nato a qualche malcapitato. Si dirà: altri tempi. Certo, ma questa Inter, quella di Moratti e di tutta la trafila dei suoi allenatori, non cambia mai. E Moratti meno di tutti. Quando dice: preferisco il campionato alla Champions, offre lennesimo alibi ai suoi campioni (presunti). In realtà Moratti non è quellingenuo buonista che le sue parole vogliono fare intendere. Le sconfitte lo fanno infuriare, le pazzie nerazzurre lo hanno stufato, ma dal giorno in cui la Juve è finita in serie B e il Milan penalizzato, vive con il terrore di non vincere lo scudetto. E lInter, intesa come squadra, vive di conseguenza vista la diversa gestione delle partite di campionato da quelle di coppa. In realtà la squadra è ancora difettosa, ma se Mancini non trova la chiave giusta rischia di restare difettata per tutta la stagione. Inutile parlare di assenze illustri: Vieira è rimasto il muscolare in dotazione alla Juve, Adriano, per ora, un traditore.
Qui, invece, cè troppa gente a cui si spengono le luci del cervello, cè qualcuno che sbaglia con troppa indifferenza. Per esempio Grosso: si è montato la testa o è solo un bluff del mondiale? Certo, sarebbe meglio non pensasse sempre di essere un campione del mondo e badasse a gestir meglio palloni e situazioni. Il passato dovrebbe aver insegnato che allInter non serve la carota, ci vorrebbe il bastone. Il futuro dovrebbe spingere a non lasciar più i giocatori in balìa degli alibi. Invece Moratti sta di nuovo affrontando la strada impervia della comprensione per i giocatori e del dissenso strisciante con Mancini. Quello dice: la Champions ha più fascino del campionato. E questo replica: preferisco vincere lo scudetto. Quello spiega: ho cercato una gara dattesa. E questo replica: bisognava giocare subito più convinti. Quello lotta, perché vincendo il campionato avrebbe il rinnovo automatico per un anno, e questo tien sotto controllo la situazione di Mourinho e Eriksson.
Ci vorrebbero meno calciatori ma più uomini
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