da Roma
Un po' scherzando (e un po' no) Fabrizio Rondolino riflette che, «se non ne esistesse già uno, questo programma avrebbe dovuto intitolarsi Il senso della vita». Niente paura: taglio e ambizioni di Il Cielo e la Terra - primo talk show «spirituale» della televisione italiana, in onda per quattro serate da venerdì 20 in seconda serata su Raitre - sembrano di tutt'altro genere, rispetto a quelle dello show di Bonolis. Ad affrontare i grandi interrogativi dell'esistenza, infatti, «quelli che tutti, consapevolmente o meno, primo o poi si pongono», non saranno divi glamour dello spettacolo ma, in una sorta di ecumenica sintesi, i rappresentanti di sei diverse posizioni religiose e filosofiche: un prete cattolico (monsignor Ermenegildo Manicardi), un pastore valdese (Daniele Garrone), un rabbino (Benedetto Carucci Viterbi), un imam (Yahya Pallavicini), un monaco buddista zen (Jiso Forzani) e un filosofo (Maurizio Ferraris). «Secondo gli autori, fra cui lo stesso Rondolino assieme a Simona Ercolani, l'intenzione è quella di porre sul tappeto quattro temi fondamentali - spiega il conduttore (al debutto) Giorgio Zanchini -. Uno per puntata: la felicità, l'aldilà, il male, l'anima. Alternando al dibattito fra i sei dotti in studio le considerazioni, colte con interviste per la strada, della gente comune». Il che dovrebbe anche evitare il rischio insito nell'affascinante ma difficile esperimento: quello che i sei sapienti dialoghino fra loro con un linguaggio da iniziati, fatalmente estraneo a quello dello spettatore medio. «Nessuno fa programmi tv perché la gente comune non li segua - ribatte Rondolino -. Il nostro scopo è esattamente l'opposto: rivolgersi al tipo di pubblico trasversale toccato da questi temi. Anche perché, a quell'ora davanti alla tv, c'è gente motivata e interessata». Da evitare anche un altro rischio: quello di fare de Il Cielo e la Terra («Autentico programma da servizio pubblico», fa notare il direttore di Raitre, Ruffini) una sorta di «supermarket dell'anima».
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