Tramonta il Sol Levante: il Giappone cede il passo alla rivale Cina e scivola, dopo ben 42 anni, in terza posizione tra i colossi dell’economia mondiale. Il sorpasso era nell’aria già da tempo, ma le cifre ufficiali diffuse ieri hanno cancellato ogni dubbio: nel 2010 la Cina è diventata - nettamente - la seconda economia mondiale, grazie a un Pil di 5.878 miliardi di dollari contro i 5.474 del Giappone, che ha perso l’1,1% nell’ultimo trimestre su base annua.
In realtà le cifre diffuse sono abbastanza rincuoranti per il governo nipponico dal momento che le stime di recessione della vigilia erano pari al 2,2 per cento. La speranza è quindi di un rimbalzo dell’economia giapponese, anche se la Cina, con un tasso di crescita annuo che nel 2011 potrebbe confermarsi vicino al 10%, è destinata a essere sempre più irraggiungibile. Pechino è da oggi l’unico Paese a insidiare la leadership americana, e tra gli analisti la scommessa è solo sul numero di anni necessari per completare la rincorsa. D’altra parte, come Tokio onestamente ammette, l’interscambio con la Cina è cruciale per la sopravvivenza economica del Paese del Sol Levante. Pechino è diventato il più grande mercato per gli investimenti giapponesi, nonché il maggior canale di sbocco per le esportazioni. Un abbraccio economico, quello tra i due Paesi asiatici, ma non certo politico: il Giappone, al contrario della Germania, dalla fine della Seconda guerra mondiale non ha mai fatto un «mea culpa» collettivo, per cui tra Tokio e Pechino non c’è mai stata una grande riconciliazione.
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