Roma

Cinema: a maggio al Tar la discussione sull'uso degli occhialini in 3D

L'udienza è stata rinviata per consentire alle parti di esaminare la perizia disposta dai giudici. Il Codacons, che ha presentato il ricorso, ritiene che la visione in 3D debba essere vietata ai minori di 6 anni e che servano misure restrittive anche per i minori di 14 anni

Occhialini per la visione in 3D: usarli o non usarli, e come usarli? Lo dovrà decidere il Tar del Lazio al quale si è rivolto il Codacons per contestare il provvedimento ministeriale che impone ai cinema di sconsigliare ai minori di sei anni la visione in 3D e di dotarsi esclusivamente di occhiali monosuo, informando gli spettatori dei rischi legati alla visione dei film con gli occhiali speciali. Disposizioni che per l'associazione dei consumatori non sono sufficienti a scongiurare i pericoli per i più giovani. Ai giudici amministrativi il Codacons chiede di imporre agli esercenti maggiore severità. Sconsigliare la visione in 3D ai minori di 6 anni non basta, è necessario vietarne l'uso a questa categoria e ordinare misure restrittive anche per chi non ha compiuto i 14 anni. I giudici hanno disposto il rinvio dell'udienza al prossimo 11 maggio per consentire al ministero della Salute, all'Anec (associazione nazionale esercenti cinema), alla Asl Rm/n e alla Regione Lazio di esaminare ed eventualmente controdedurre la perizia disposta dal Tribunale amministrativo sull'utilizzo degli occhialini. I primi paletti il Tar aveva cominciato a metterli nel luglio scorso, quando ordinò ai responsabili delle sale cinematografiche di dare «chiara pubblicità ed attuazione alla circolare ministeriale». A settembre, poi, aveva nominato una commissione tecnica per verificare l'adeguatezza delle prescrizioni ministeriali. Le conclusioni sono arrivate lo scorso gennaio.

I tre specialisti incaricati hanno concluso che «non è facile ammalarsi o infettarsi attraverso l'utilizzo degli occhialini in 3D ma l'unica garanzia per escludere con certezza il rischio di infezioni è rappresentata dagli occhiali monouso» non potendo gli esercenti «munirsi di raggi gamma necessari per la sterilizzazione».

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