Cinesi alla conquista del mondo È l’ora degli immobili di lusso

Crescono continuamente gli investimenti nelle grandi metropoli occidentali: piacciono le case di pregio a Tokyo, Londra, New York

Cinesi alla conquista del mondo 
È l’ora degli immobili di lusso

Arrivano i cinesi. Che non solo stanno muovendo tutte le loro pedine per assicurarsi materie prime indispensabili ai quattro angoli del mondo, senza guardare la faccia di chi gliele vende troppo per il sottile, soprattutto nel Terzo Mondo; non solo stanno riarmandosi sempre più potentemente inducendo vicini tranquilli da decenni come il Giappone a preoccuparsene e a reagire; non solo “arrivano” fisicamente, gonfiando (beneficamente) le cifre del turismo internazionale. Adesso arrivano anche, con le loro valigette piene di dollari, nelle più grandi e più belle città dell’Occidente per comprar casa: senza badare a spese, naturalmente, e anzi con pretese adeguate al loro florido portafogli.
I ricchi cinesi, racconta un reportage del quotidiano britannico Daily Telegraph, amano entrare in possesso di case prestigiose in aree residenziali esclusive, possibilmente vicine a luoghi simbolici del benessere occidentale, come i grandi magazzini Harrods a Londra. Se hanno figli piccoli, preferiscono abitare nelle vicinanze delle loro scuole. Se comprano a scopo d’investimento, sono pronti ad acquistare interi isolati destinati al restauro in aree centrali, oppure appartamenti nuovi in zone dove i costi del mantenimento siano bassi.
Una cosa è certa: da Londra a Parigi, da New York a Tokio, da Sydney a Hong Kong, la mappa delle aree residenziali di lusso si tinge sempre più del rosso cinese. Soprattutto in Estremo Oriente la crescita degli acquirenti del Dragone è impressionante: a Tokio nei primi nove mesi di questo 2010 hanno messo a segno il 10 per cento degli acquisti di immobili di valore superiore al milione di dollari (l’anno scorso l’8 per cento), a Sydney il 20 per cento contro il 14 per cento del 2009, a Hong Kong addirittura il 35 per cento contro il 30 per cento dell’anno precedente. In Europa e in America le percentuali sono molto più ridotte, ma comunque orientate verso l’alto: a Londra è stato superato l’uno per cento degli acquisti immobiliari di lusso, a New York si è arrivati allo 0,75 per cento e a Parigi allo 0,50.
La Cina è ormai un Paese pieno di ricchi. I cinesi con patrimoni di oltre un milione di dollari sarebbero ormai, secondo dati di analisti del settore, prossimi al mezzo milione. E questi nuovi paperoni mediamente investono un quinto dei loro soldi nel cosiddetto mattone. Non è facile, spiega il reportage del Daily Telegraph, individuare quanti siano gli acquirenti cinesi e quanto spendano: non foss’altro perché la legge del loro Paese impedirebbe di esportare più di 50mila dollari a testa l’anno. In realtà sono moltissimi quelli che aggirano questo limite, soprattutto attraverso Hong Kong che dopo il ritorno alla madrepatria nel 1997 gode ancora di una parziale autonomia. E non è un caso se proprio a Hong Kong la presenza cinese nell’immobiliare è più evidente: qui nell’ultimo anno i prezzi delle case di super-lusso sono quasi raddoppiati, con i cinesi che se ne sono aggiudicati un terzo suscitando la preoccupazione delle autorità politiche locali che temono una colonizzazione di fatto e pensano a nuove leggi per frenarla.
A Londra si assiste al fenomeno di ricchi acquirenti cinesi che comprano per sé ma pensando anche ai figli, che vogliono educati nelle università inglesi, alcune delle quali (come la celebre Eton) tengono durante l’estate corsi di lingua e cultura inglese riservati a studenti cinesi.
Negli Stati Uniti e in Canada, invece, sono sempre più numerosi i ricchi cinesi che acquistano proprietà immobiliari per ottenere il diritto alla residenza.

Gli arrondissements centrali di Parigi piacciono per il loro fascino, mentre in Giappone i ricchi cinesi sembrano soprattutto alla ricerca di case per vacanza o per la tranquilla vita di benestanti pensionati. E per il futuro? Il boom a Taiwan, incoraggiato dalle nuove aperture concesse dal pragmatico presidente Ma, è già cominciato. Per gli esperti, cinesi in arrivo anche a Singapore e in Malesia.

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