Cinquecento nuovi aerei per le compagnie italiane

La stima della Boeing si riferisce ai prossimi vent’anni Ma da noi non arriveranno i giganti dell’aria B747 o A380

da Milano

Le compagnie aeree italiane acquisteranno nell’arco dei prossimi vent’anni 380-500 nuovi aerei commerciali, per un valore che supera i 40 miliardi di dollari. La stima è della Boeing, che ha divulgato le previsioni sull’evoluzione del mercato fino al 2026. In particolare per l’Italia è prevista l’acquisizione di 30-40 jet regionali con capacità fino a 90 posti, mentre la parte del leone spetterà ai velivoli medi, con 300-400 esemplari. A conferma del ruolo poco significativo che giocheranno le compagnie aeree italiane nei collegamenti aerei a lungo raggio, Boeing ritiene che non saranno più di 50 o 70 i nuovi aerei a lungo raggio acquistati nei prossimi due decenni. E non ci sarà alcun super aereo, come i B747 di nuova generazione o i colossali A380 della rivale Airbus.
Il mercato italiano, ha detto Drew Magill, direttore marketing del braccio civile di Boeing, vedrà una crescita di oltre il 60% del numero di aerei in servizio e saranno anche aerei mediamente più capienti. In Europa ci sarà il boom dell’Est, ma anche alcuni Paesi tradizionali, come la Germania, avranno una fortissima espansione del traffico.
A livello mondiale Boeing, poi, prevede il raddoppio della flotta aerea, che salirà a 36.400 aerei, con la consegna di 28.600 nuovi aerei, per un valore di 2.800 miliardi di dollari.
Le rosee prospettive dell’aviazione civile e di Boeing in particolare sono sicuramente benvenute per Finmeccanica, che ha con Boeing collaborazioni importanti, in particolare con il B787 e il B777. Già oggi l’aeronautica è, con gli elicotteri, il settore trainante del gruppo italiano, che ha annunciato una trimestrale con risultati superiori alle attese: i ricavi sono saliti del 7% a 9,1 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo del 2006. L’utile netto, depurato dalle partite straordinarie, sale a 294 milioni di euro da 195 milioni.

Il risultato operativo cresce del 3%, da 472 a 484 milioni di euro e il portafoglio ordini, pari a oltre 36,2 miliardi di euro, garantisce più di tre anni di attività.
L’indebitamento netto sale a 2,4 miliardi, rispetto a 2,1 miliardi: il rapporto debito-patrimonio netto consolidato raggiunge quindi il 46%, un valore sicuramente gestibile senza affanno.

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