È fra gli artisti più originali del 500, Lorenzo Lotto, il pittore veneziano vissuto dal 1480 al 1556. Peccato che ad accorgersene sia stato soltanto nel 1894 Bernard Berenson, lo storico dellarte statunitense. Il XX secolo lo ha poi celebrato con tre mostre, nel 1953, 1981 e 1997-1998. A distanza di dodici anni, ecco la più completa, in corso alle Scuderie del Quirinale di Roma, con 54 capolavori fra pale daltare, dipinti di devozione, pitture profane e ritratti. Riunite in ordine cronologico, ci sono opere assenti nelle altre rassegne, come il Polittico di San Domenico del Museo Civico di Recanati, La Trasfigurazione di Cristo dello stesso Museo o il Ritratto di Andrea Odoni delle collezioni della Regina Elisabetta dInghilterra. Una parata eccezionale che ripercorre tutta lattività del pittore, gli spostamenti tra Veneto, Marche e Lombardia, la cultura, la fine malinconica come oblato nella Santa Casa di Loreto, deluso e incompreso.
Pochi ne riconoscevano la grandezza, lanticonformismo, le innovazioni spaziali, il dialogo con losservatore, il simbolismo e lapprofondimento psicologico. Tra le eccezioni, Giorgio Vasari il quale, pur avaro di elogi verso larte non fiorentina, nelle Vite del 1568 si lascia scappare un apprezzamento sul ritratto di Andrea Odoni: «molto bello». Non è un caso che anche Berenson insista sulla bravura di Lotto come ritrattista che «eguaglia i massimi pittori del suo tempo e talora, a suo modo, li sorpassa», uno «psicologo» che sonda lanimo umano e lo riproduce.
È vero: per quanto si ammirino gli scorci, la luce, la complessità delle pale daltare e dei dipinti sacri e profani, sono i ritratti a far sentire un personaggio del 500 presente e vicino, come uno di noi, parlante. Volti e figure di ricchi borghesi, prelati, artisti, nobildonne che i posteri hanno riferito a Holbein, van Dyck, Giorgione, Tiziano, Correggio sono invece suoi, di Lotto, a cui sono stati «restituiti» nel 900. A Holbein e a Jacopo de Barbari era stato attribuito il Busto di Donna (Giovanna de Rossi vedova Malaspina?) di Digione, il primo ritratto femminile del pittore dei sette superstiti, una grassa e severa borghese che, con occhi cerulei e una piccola smorfia del labbro appuntito, racconta il suo carattere determinato. Un rebus è il Ritratto di Lucina Brembati, maestosa nobildonna ingioiellata la quale, oltre a esibire su uno dei numerosi anelli lo stemma di famiglia, propone il suo nome con una piccola «ci» dipinta sulla luna nel cielo: «Lu-ci-na». Poi cè il Ritratto di giovane gentiluomo (Cristoforo Rover?): immortalato nel suo studio veneziano con una serie di oggetti sparsi sul tavolo (libro, petali di rosa, scialle di donna, lucertola, lettere, anello, monili), esprime la malinconia damore. Il doppio Ritratto di Giovanni Agostino e Niccolò della Torre rivela la professione di medico del primo, effigiato col figlio, attraverso scritte sul grande libro delle prescrizioni e sui fogli che stringe in mano: «Medicorum Esculapio/Joanni Augustino Bergomati». Nello studio, libri, ricette, penne, calamaio circondano quel volto stanco, schiacciato dalla pesante figura del figlio barbuto salvato dallesilio. Una mosca su una salvietta bianca in mano al medico, pronta a volare, annulla tempo e spazio tra la scena e losservatore.
Il Ritratto di Andrea Odoni, visto e descritto nel 1532 da Marcantonio Michiel a Venezia, firmato e datato 1527, rappresenta il trentanovenne scultore e collezionista, circondato da statue e monete antiche, mentre con una mano ci porge una statuetta con Diana Efesina e con laltra sfiora un piccolo crocifisso doro appeso al collo.
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LA MOSTRA «Lorenzo Lotto». Roma, Scuderie del Quirinale. Fino al 12 giugno. Orari: da domenica a giovedì 10-20; venerdì e sabato 10-22,30. Sito: www.scuderiequirinale.it.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.