Antonio Signorini
nostro inviato a Rimini
Da Cisl e Uil arrivano un «sì», un «no» e due «nì» alla Cgil. Ieri, al XV congresso del sindacato della sinistra, è stata la giornata delle repliche di Savino Pezzotta (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil) alle proposte di Guglielmo Epifani. Il segretario generale Cgil ha incassato la disponibilità del leader della Uil a mettere da parte il nodo della riforma dei contratti, ma si è anche scontrato con il no di Pezzotta sullo stesso tema e con i dubbi di entrambi i sindacati cugini sulla vera proposta forte avanzata nella sua relazione di apertura: «Laccordo di legislatura» con il futuro governo. Che nelle previsioni e nelle speranze di Corso dItalia sarà guidato dal centrosinistra. È stato in particolare Pezzotta a insistere, ancora una volta, sullautonomia del sindacato. «Non esistono per noi governi amici, i migliori amici di noi stessi siamo noi. I migliori programmi che possiamo mettere in campo sono quelli che autopromuoviamo con la concertazione, la contrattazione e, se necessario, la lotta». Una doccia fredda per chi già progetta un «sindacato di governo», funzionale allesecutivo dellUnione. Anche Angeletti ha messo le mani avanti, spiegando che «ai matrimoni la Uil preferisce gli accordi». E che se proprio si dovrà fare il patto di legislatura, il sindacato «non ha nulla da scambiare». Laccordo proposto da Epifani, ha ammesso Pezzotta, «ha molte assonanze con il patto di legislatura che la Cisl ha lanciato allultimo congresso». Ma non potrà essere puntato esclusivamente come vuole la Cgil - sul «patto fiscale». E non potrà non essere legato alla riforma dei contratti, che è invece fortemente osteggiata dalla Cgil. «È complicato ha spiegato Pezzotta affrontare la questione fiscale senza produrre cambiamenti nel modello contrattuale». Ma proprio su questo punto il sindacato di sinistra non è disposto a fare passi indietro. A ribadirlo ieri, in toni ancora più netti di quelli di Epifani, è stata Carla Cantone, segretaria confederale con delega alle politiche contrattuali. Chi la pensa in modo diverso, ha avvertito intervenendo poco prima di Pezzotta e Angeletti, deve «darsi una leggera calmata». Mercoledì Epifani aveva suggerito di mettere da parte questo e altri temi che continuano a dividere i tre confederali. E ieri anche Angeletti è arrivato alle stesse conclusioni. «Abbiamo discusso per un anno, le nostre posizioni sono differenti, dobbiamo prenderne atto. Lasciamo perdere ne riparleremo quando verrà il tempo, senza drammi», ha spiegato strappando un sorriso al segretario della Cgil. Nel merito, la posizione della Uil e della Cisl rimane la stessa. Per Angeletti il contratto nazionale deve servire solo a recuperare linflazione, mentre il resto deve essere deciso a livello territoriale o di azienda. Pezzotta continua a pensare che la contrattazione decentrata debba essere «valorizzata al massimo. La produttività va contrattata e distribuita a livello di azienda o territorio». E dissente da Angeletti, quando è disposto a mettere da parte il nodo dei contratti. «Non sono daccordo di lasciar perdere. Sono un testone montanaro e continuerò ad insistere», ha assicurato. Temi da approfondire? Sì, ma «con molta chiarezza e non confondendo la pazienza, che è una virtù con limmobilismo che è un vizio». Più che la minaccia di riaprire il braccio di ferro con la Cgil, la sua sembra la convinzione che il tempo gli darà ragione («finiremo per fare per necessità quello che potevamo fare per virtù»).
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