La Cisl al ministro: «Apprendista stregone»

Bonanni all’attacco sulla previdenza e lo scalone Maroni

da Roma

Anche i lavoratori della Sanità e delle autonomie locali potranno finanziare una pensione complementare con le quote del Tfr. Ieri è stata firmata un’ipotesi di intesa tra i sindacati e l’Aran per la costituzione dei fondi delle regioni, degli enti locali e della sanità, comprese le rispettive aree dirigenziali e dei servizi esternalizzati. Si aggiungono quindi altri due tasselli all’inclusione del pubblico impiego nella riforma del Trattamento di fine rapporto che era limitata al settore privato. In tutto i dipendenti pubblici coinvolti sono circa 1,2 milioni (700 mila nella sanità, gli altri 500 mila nelle autonomie) che si aggiungono ai cira 1,2 milioni di insegnanti per i quali è già operativo un fondo. Di fatto, ha osservato il ministro della Funzione pubblica Luigi Nicolais, «l’accordo consentirà a circa due terzi dei dipendenti pubblici di aderire ad un fondo di previdenza complementare». Per gli altri settori rimasti fuori dall’accordo - i ministeri, il parastato, la presidenza del Consiglio e le agenzie fiscali - i sindacati stanno facendo pressione sul governo. L’esclusione, secondo il segretario generale della Fp-Cgil Carlo Podda è una «intollerabile ingiustizia». Podda, in particolare, ha puntato l’indice contro il ministero dell’Economia e la sua «protervia» perché «non riconosce anche il salario di produttività come base di calcolo per la previdenza integrativa».
La difficoltà di applicare la riforma anche alla pubblica amministrazione era dovuta al fatto che per gli assunti prima del 2001 le quote di Tfr non vengono realmente versate dallo Stato-datore di lavoro. Solo alla fine del rapporto di lavoro viene erogato un trattamento di fine servizio. Per questi, secondo l’accordo raggiunto, non ci sarà adesione ai fondi, ma il riconoscimento, una volta in pensione, di un trattamento pari alla media dei migliori fondi del loro comparto. I sindacati, ha ricordato il segretario generale della Cisl Funzione pubblica Rino Tarelli, hanno ottenuto la possibilità per i lavoratori di godere «al pari dei colleghi del settore privato, della possibilità di usufruire delle anticipazioni del Tfr nei casi previsti dall’accordo stesso». Unico neo, ha commentato il segretario Confederale della Uil Antonio Foccillo «il ritardo» con il quale l’accordo è stato raggiunto.
Per un’intesa firmata, si complicano i giochi per la partita più importante, quella sulle pensioni. A denunciare il rischio di ritardi ieri è stato il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. Il governo, questa la denuncia, sembra impegnato in questioni più urgenti come l’Afghanistan. E, in fondo, il tema della previdenza è stato aperto da un «apprendista stregone» la cui intenzione era «far vedere agli italiani che vuole andare oltre» le riforme già attuate, quando gli italiani hanno già «un sistema previdenziale tra i più sicuri e i più garantiti d’Europa».

Un accusa chiara al ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa. E un rinnovato invito a non tagliare i coefficienti, cioè le pensioni future. Molto meglio, per la Cisl, mantenere le riforme in vigore, compreso lo scalone della Maroni.

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