Clinton in Bosnia: «Servono più riforme»

Il segretario di Stato americano Hillary Clinton, in visita ieri a Sarajevo, ha invitato i leader bosniaci, pochi giorni dopo le elezioni politiche del 3 ottobre, a riavviare il processo delle riforme necessarie per l’integrazione del Paese nelle istituzioni euro-atlantiche che sono «il miglior modo per arrivare a una crescita duratura e alla stabilità a lungo termine».
Parlando nel Teatro nazionale con un gruppo di studenti universitari provenienti da tutte le parti della Bosnia, Clinton, citata dai mass-media, ha detto che i progressi finora fatti nella costruzione di uno Stato funzionante «sono incoraggianti ma ben lontani dall’essere sufficienti». O la Repubblica balcanica incrementa i suoi sforzi per aderire all’Unione europea e alla Nato «o rischia di rimanere in panne», ha detto. Clinton ha ricordato che tanto gli Stati Uniti quanto l’Unione europea esigono da tempo una riforma costituzionale del paese.
Il segretario Hillary Clinton ha invitato le tre comunità (serba, croata e musulmana) a «rafforzare le istituzioni democratiche e la pace per creare le condizioni per un progresso politico, economico e sociale a lungo termine», promettendo la continuazione del sostegno americano.
Arrivata due giorni fa poco prima della mezzanotte nella capitale bosniaca, prima tappa di un giro di due giorni nei Balcani che prevede tappe anche a Belgrado e Pristina, Clinton ha incontrato ieri mattina, a porte chiuse, gli esponenti della presidenza tripartita uscente, il musulmano Haris Silajdzic, il serbo Nebojsa Radmanovic e il croato Zeljko Komsic. Secondo fonti non ufficiali, Hillary Clinton dovrebbe incontrare anche Bakir Izetbegovic, il neoletto membro musulmano dell’organo collegiale, e altri leader politici bosniaci.


Il segretario di Stato americano ha inaugurato anche la nuova ambasciata degli Stati Uniti a Sarajevo, e ha sottolineato che la nuova grande costruzione è una forte testimonianza della considerazione degli Stati Uniti per la Bosnia e simbolo dei valori che i due paesi condividono.

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