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La coca diventa doc E la Bolivia fa guerra anche alla Coca-Cola

Come il parmigiano per l’Italia, come lo champagne per la Francia. Quello di Evo Morales è un sogno coltivato da tempo: rivendicare per la coca un marchio doc. Il suo era un progetto già annunciato, fin dai tempi della campagna elettorale. Morales, nel sogno di una Bolivia più forte, accomunava tra le materie prime, petrolio e idrocarburi, anche le foglie sacre della coca: «La Bolivia deve poter sfruttare in pieno le sue risorse. Non è possibile che la coca sia depenalizzata solo per la Coca Cola, non è possibile che chi è in possesso di foglie di coca sia messo agli arresti domiciliari: è legale in Bolivia ma è illegale nella comunità internazionale».
È la foglia sacra, quella della Mama coca, simbolo e forza che i contadini dell’altopiano andino masticano per ore e ore: lentamente, è quella usata dagli Incas nelle cerimonie religiose e nei riti divinatori perché considerata dono del Dio Sole. Lui, leader del movimento sindacale dei cocaleros boliviani che aveva posto il problema della coca fin dai tempi della sua campagna elettorale oggi è a un passo da concretizzare il suo sogno. La proposta arriva direttamente dalla commissione dell’Assemblea costituente boliviana che vuole la foglia di coca anche sul marchio della bandiera nazionale. Il messaggio è chiaro: la coca non è solo cocaina, non è solo una cattiva medicina dell’anima, è anche una pianta utile, una risorsa. Morales mischia le carte e gioca d’azzardo.
L’obiettivo dell’iniziativa è ottenere che le multinazionali come la «Coca Cola» cancellino la parola «coca» dai loro prodotti. «Sappiamo bene che la Coca Cola acquista foglie di coca in Bolivia - racconta Margarita Teran, presidente della commissione Coca boliviana -. Mi ricordo che la compravano nel Chapare». Intervistata da un quotidiano locale, la Teran ha poi sottolineato che la multinazionale di Atlanta può vendere le bibite in tutto il mondo senza restrizioni, mentre invece alla Bolivia è proibito esportare prodotti a base di coca. È proprio su questo che gli uomini di Evo insistono. «La coca non è cocaina, e un contadino non è un narcotrafficante» aveva dichiarato Morales.
Fin dai tempi della sua campagna elettorale lui e gli uomini del Mas, il partito di Morales, si erano battuti per riabilitare la foglia della coca con i suoi diversi utilizzi. Fin dall’inizio il presidente aveva detto no al piano d’azione finanziato dagli Usa che puntava sullo sradicamento delle colture. «Perché la coltivazione e l’uso delle foglie di coca sono una tradizione per la Bolivia, nonché una delle principali attività agricole e commerciali. La mia popolazione - aveva detto - ricorre alle foglie della mama coca per curarsi, per combattere la fame o i disturbi delle altitudini». Il 6 marzo scorso il ministro per la Coca e lo sviluppo alternativo, Felix Barra annunciava un grande piano: un team di scienziati cubani atterrati a La Paz per visitare aree di produzione della coca.

Obiettivo: studiare un uso terapeutico delle foglie di coca.

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