Messe e veglie, un convegno sulla misericordia come chiave del pontificato di Giovanni Paolo II e della sua religiosità. Ieri, a tre anni dalla morte di Wojtyla, per la messa solenne celebrata dal suo successore Benedetto XVI sul sagrato di San Pietro erano in 60mila: fedeli e pellegrini arrivati da tutto il mondo. Decine di migliaia di persone si sono radunate di nuovo in Vaticano. Come tre anni fa. Allora, migliaia di ragazzi a vegliare e pregare sotto la finestra del Papa polacco. La commozione di milioni di persone, credenti e no. È il 2005. Fine marzo, da due mesi il Papa è gravemente malato, dopo due ricoveri al Gemelli per insufficienza respiratoria e una tracheotomia. Il congedo dalla «sua» finestra è il 30 marzo: si affaccia per salutare, ma non riesce a parlare. Il giorno dopo, la febbre altissima.
Non cè più niente da fare per Giovanni Paolo II, colpito da infezione alle vie urinarie e da setticemia. La mattina del 2 aprile è gravissimo. Verso le 15.30 sussurra in polacco a suor Tobiana: «Lasciatemi andare alla casa del Padre». Muore alle 21.37.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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