Massimiliano Scafi
da Roma
Due tipi austeri, due freddi. Ma il ghiaccio si rompe, quasi subito, allingresso della biblioteca pontificia: «Santità, è questa la stanza dove lavora?». «Eh, no. ÈÉ stato lufficio dei Papi fino a Pio X, adesso non più. Meglio così, non potrei lavorare in un ambiente così principesco». «La capisco. Anchio al Quirinale ogni tanto sono in imbarazzo».
Due battute così, tanto per sbriciolare le ingessature, per sciogliere la formalità della prima volta in Vaticano di un presidente ex comunista. Sorrisi, cordialità, scambi di doni, ma poi un po di emozione resta se anche un politico esperto come Giorgio Napolitano verso la fine del discorso ufficiale perde il filo ed è costretto a fermarsi per un tempo che, nella cornice del complesso cerimoniale che inquadra la visita, sembra davvero lunghissimo.
In realtà è solo un attimo, pochi secondi che interrompono uno dei passaggi principali dellintervento del capo dello Stato: la politica, dice, è autonoma, però guai a smarrire letica. «Ci sono certo - spiega Napolitano - scelte che appartengono alla sfera di decisioni dello Stato, alla responsabilità e allautonomia della politica, ma la politica, per avere un nuovo e più profondo respiro, non può spogliarsi delle sue componenti ideali e spirituali, della parte etica e umanamente rispettabile della sua natura».
Intesa e rispetto reciproco, differenza e collaborazione, queste dunque le travi portanti nelle relazioni tra le due sponde del Tevere. «In Italia - insiste il presidente - larmonia dei rapporti tra Stato e Chiesa è stata e resta garantita dal principio laico di distinzione sancito dal dettato costituzionale e insieme dallimpegno, proclamato negli accordi di modifica al Concordato, alla reciproca collaborazione per la promozione delluomo e per il bene del Paese». Roma quindi crede «profondamente a questa collaborazione, guardando alla tradizione di vicinanza, aiuto e solidarietà verso i poveri e i sofferenti che è propria della Chiesa». E cita la Caritas, il volontariato cattolico, le parrocchie, «la missione educativa che arriva laddove è ferito e lacerato il tessuto sociale», il senso delle istituzioni, il costume civico, l«ordine morale». Insomma, «conosciamo e apprezziamo la dimensione sociale e pubblica del fatto religioso». Su questo terreno sono «possibili e auspicabili» nuove forme di collaborazione.
Ma cè di più. Cè un richiamo esplicito alle radici cristiane della Ue: «LEuropa unita, parlando con una voce sola e riconoscendosi in grandi valori condivisi che riflettono il ruolo storico e la sempre viva lezione ideale del cristianesimo, può fare molto per la pace». Cè «stima e apprezzamento» per limpegno della Santa sede per i problemi del mondo, come «la denuncia del flagello della fame». E cè persino unapertura sui temi caldi come scuola, Pacs e aborto. Napolitano dice di voler lavorare per rasserenare «il clima dei rapporti politici e istituzionali» per perseguire «nel libero confronto il bene comune». E quindi «uno sforzo maggiore di ascolto e di dialogo potrà favorire la ricerca di soluzioni valide, ponderate, non partigiane per i complessi problemi del sostegno alla famiglia, della tutela della vita e della libertà di educazione che suscitano la preoccupazione della Chiesa e del suo Pastore».
Basta quindi con le divisioni, con le tensioni che il Papa può dare una mano a stemperare.
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