Roma Porte girevoli al Quirinale. Sono le 13 e dallo studio del capo dello Stato esce un Letta, lo zio Gianni, che come al solito ha accompagnato un Cavaliere piuttosto abbattuto a consulto, e ne entra subito un altro, il nipote Enrico, numero due del Pd, anche lui chiamato a rapporto sulla situazione. Che succede? Giorgio Napolitano ( nella foto) sta già avviando delle pre-consultazioni? Si sta portando avanti con il lavoro, vista l’aria che tira? No, racconta Pier Luigi Bersani, «il capo dello Stato sta raccogliendo un giro di opinioni e noi gli abbiamo detto la nostra: prima di tutto serve discontinuità».
La giornata si annuncia turbolenta fin dal primo mattino. Alle 10 Napolitano lascia con un’ora di anticipo un convegno al Vittoriano sull’unità d’Italia «per impegni urgenti legati al Consiglio europeo». Il governo è in pericolo, l’Europa vuole «misure incisive» entro mercoledì e l’ombrello aperto dal capo dello Stato su Palazzo Chigi rischia di non bastare più. E questo è pure il succo del colloquio tra il capo dello Stato e il premier. I due, più Letta zio, restano un’ora a sviscerare la situazione,a disegnare scenari e soluzioni. Berlusconi appare sotto tono, un po’ sfiduciato e «conscio delle difficoltà».
Si ipotizza,«se così stanno le cose»,pure un «passo indietro», che però il Cav non intende fare. Alla fine concordano sul punto-chiave: l’unica carta da giocare a Bruxelles, la sola riforma strutturale possibile, è quella delle pensioni. Peccato che la Lega si sia messa di traverso.
Napolitano dunque è «molto preoccupato ». Lo era già una settimana fa, quando aveva invitato la maggioranza a muoversi senza ambiguità, lo è ancora di più adesso, dopo il siparietto offerto dalla Merkel e da Sarkozy, che ovviamente non ha per niente gradito. Ma la «caduta di stile » del presidente francese non serve ad alleviare la sofferenza italiana. A Berlusconi il capo dello Stato ricorda di aver preso, proprio con Angela Merkel ma anche con altre istituzioni europee, degli impegni a nome di tutto il Paese. «Bisogna rispettarli a ogni costo».
Impegni che il Cavaliere intende onorare: misure per la crescita, pacchetto per lo sviluppo, leggi per il Sud, più quella riforma previdenziale per allineare l’Italia agli standard continentali. Ma per farlo, occorre che Napolitano continui a dargli una mano con la sua moral suasion, sia in casa che all’estero.
Il presidente della Repubblica nelle ultime settimane ha più volte tranquillizzato gli interlocutori europei sulla saldezza dei fondamentali del Belpaese, sulla vitalità del tessuto economico, sulle possibilità di uscire dall’angolo riducendo il debito pubblico. Lo ha detto mercoledì scorso pure alla cancelliera tedesca, che lo aveva chiamato per avere rassicurazioni, lo ripeterà nelle prossime ore ai responsabili della Ue: oggi infatti Napolitano volerà a Bruxelles e domani parlerà a Bruges, davanti al College d’Europe,di fiducia e conti pubblici.
Ma se l’ombrello del Quirinale non riesce a coprire più il Cavaliere, anche un futuribile governo diverso, tecnico o istituzionale, sarebbe esposto alle intemperie dei mercati e dell’Europa.La Merkel,oltre di Berlusconi, aveva chiesto a Napolitano se per caso avesse in tasca una soluzione alternativa: magari, con un altro a Palazzo Chigi, l’Italia avrebbe avuto maggiori possibilità.
Ma Napolitano, che conosce bene le divisioni dell’opposizione,non ha potuto dare una risposta positiva. Ed è per questo che adesso gira la domanda a Enrico Letta: voi siete pronti a fare la vostra parte? «Noi siamo pronti a prenderci ogni responsabilità, anche sulle pensioni. Ma prima Berlusconi deve lasciare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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