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"Il Colle può correggere il decreto su Speciale"
La Corte dei Conti sulla rimozione: la nomina del generale va puntualmente motivata o si viola la Costituzione, il Capo dello Stato è tenuto a verificare la correttezza di questo atto del governo
La Corte dei Conti sulla rimozione: la nomina del generale va puntualmente motivata o si viola la Costituzione, il Capo dello Stato è tenuto a verificare la correttezza di questo atto del governo
Roma - Il «pasticcio» del decreto che
rimuove Roberto Speciale e nomina
Cosimo D’Arrigo al vertice della
Guardia di finanza agita la Corte
dei conti e preoccupa il Quirinale.
Il caso Visco ha innescato una serie
di malcontenti e disagi, al di là
delle sue implicazioni politiche.
Daun lato, la magistratura contabile
si ribella all’idea che un generale
descritto a tinte fosche dal ministro
dell’Economia in Senato sia
stato destinato alla Corte dei conti,
come se fosse un «refugium peccatorum
», lamenta il presidente della
Associazione magistrati contabili
Manfredi Selvaggi. «Quello di Padoa-
Schioppa - accusa il viceprocuratore
generale della Corte dei conti
Salvatore Sfrecola - è un oltraggio
alla Corte dei conti, un’inconcepibile
contraddizione. Il ministro
chieda scusa ai magistrati contabili
». E il fatto che Speciale abbia rifiutato,
oltre a sembrare un schiaffo,
aggraverebbe i problemi per la
registrazione di un documento che
sarebbe carente di motivazione.
Dall’altro, le polemiche sulla formulazione
del decreto, firmato l’1
giugno da Giorgio Napolitano dopo
il Consiglio dei ministri, in qualche
modo fanno sentire sotto accusa
anche il Colle. Che, se fosse necessario
un nuovo testo del governo
su input della Corte dei conti, dovrebbe
ancora vistare
con tanto di correzioni,
dopo un nuovo Consiglio
dei ministri.
«Il Capo dello Stato -
scrive Sfrecola in un parere
su “Il caso Speciale e il
ruolo del Capo dello Stato”
sulla sua rivista e il
suo sito internet Contabilità
Pubblica, - è tenuto a verificare
che il procedimento sia stato rispettato,
ciò che formalmente appare
ineccepibile nell’iter seguito. Ma
anche che il provvedimento sia corretto
nella motivazione, cioè nella
scelta di rimuovere un ufficiale generale
preposto a un Corpo militare
dello Stato, non essendo sufficiente
la indicazione, che si legge
nel comunicato del Consiglio dei
ministri, di aver avviato la procedura
per la nomina del generale Roberto
Speciale a consigliere della
Corte dei conti. La nomina, nell’aliquota
riservata al governo, di un
magistrato contabile, non è, infatti,
una naturale evoluzione della
carriera dell’ufficiale...È un inserimento
in altra carriera». Che va
motivato, eventualmente sostenendo
la rottura del rapporto di fiducia
tra autorità politica e vertice
dell’amministrazione. «Va scritto,
puntualmente. Perché è la regola
dello stato di diritto», secondo il
principio della trasparenza sancito
dall’articolo 97 della Costituzione.
Per Sfrecola, Napolitano in questa
vicenda non è semplice notaio
ma, anche come Capo delle Forze
armate, ha il potere di controllo sull’atto
di nomina del comandante
della Gdf. Contesta la nota del Quirinale
che il 2 giugno avvertiva di
non coinvolgere «impropriamente
» il Colle in una «questione di governo
».
A sostegno della sua tesi cita la
legge 189 del 1959 sul
procedimento di nomina
del comandante della
Gdf; la legge 13 del 1991
sugli atti amministrativi
sotto forma di decreto del
presidente della Repubblica
e, soprattutto, il parere
108 del Consiglio di
Stato dell’89 secondo il
quale la firma del Capo dello Stato
presuppone «un controllo a tutela
dei principi costituzionali fondamentali,
dell’assetto delle istituzioni
e del corretto rapporto governanti-
governati». Per Sfrecola, la
nomina del comandante della Gdf
«è atto di alta amministrazione e
non politico e, pertanto, non è libero
nei fini ed esente dalla verifica
della sua legittimità nelle sedi istituzionalmente
preposte». E, quindi,
da parte del Capo dello Stato.
Napolitano, spiega il costituzionalista
Beniamino Caravita, «ha il
potere di controllo formale ma anche
quello di moral suasion nei confronti
del governo, per segnalare
massima attenzione su un atto che
coinvolge le forze armate e non c’è
dubbio che il Corpo della Guardia
di finanza rientri tra queste». Per il
giurista, ciò non vuol dire che
un’eventuale bocciatura della Corte
dei conti sia una «sconfessione»
per il Quirinale: si tratta di «un potere
discrezionale,mail Capo dello
Stato se ritiene che vi siano passaggi
non congrui e lineari nell’atto,
può segnalarli al governo».
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