da Roma
Le tute blu della Bicocca abbracciano il sindacato di destra e lasciano la Cgil. Come si sente Giorgio Cremaschi, lesponente più a sinistra della confederazione di sinistra?
«Furibondo. Rispetto la scelta dei lavoratori, anche se non la condivido. E voglio che la Cgil dedichi un direttivo al caso Pirelli».
Martedì cè stato il comitato della Cgil. Ne ha parlato?
«Certo. Ho detto che questo è un caso come la storica sconfitta della Fiom alla commissione interna della Fiat nel 1955. Allora cera Giuseppe Di Vittorio a guidare la Cgil. E lui disse che bisognava cambiare tutto. Io ho chiesto un congresso anticipato, ma mi hanno detto no. Non si rendono conto della catastrofe. Nella fabbrica di Cofferati, poi»
Ci spieghi lei il perché.
«In questi ultimi due anni i lavoratori hanno identificato ogni scelta della Cgil con la politica del governo. E il dissenso ha preso direzioni diverse».
Questo lei lo dice da tempo...
«Però ci sono stati problemi anche per noi che non siamo mai stati daccordo. Anche la nostra area, Rete 28 aprile, non è stata percepita come unalternativa. La vera questione è che la Cgil ha perso le elezioni».
Ma lei non era per lautonomia del sindacato dalla politica?
«Non voglio dire che la Cgil si sia candidata. Dico che allultimo congresso, che si è svolto due anni fa non il secolo scorso, la confederazione ha investito tutte le sue azioni nel patto di legislatura con il governo Prodi. Oggi Epifani ha fatto una relazione corrosiva, tutta contro le scelte sbagliate di Prodi. Un po fuori tempo direi».
I lavoratori sono già in fuga...
«Certo. Anche a Mirafiori cè stata unavanzata dellUgl, anche se in misura minore. In realtà i lavoratori, più che investire nellUgl o nei Cobas stanno disinvestendo sulla Cgil. E questo perché avevamo creato grandi speranze con lopposizione al precedente governo Berlusconi e poi ci siamo ritrovati schiacciati politicamente, proprio mentre le condizioni dei lavoratori peggioravano».
Quindi hanno ragione i transfughi della Bicocca?
«Non credo che Renata Polverini sia meglio di Epifani. Scopriranno con il tempo che lì non ci sono risposte alle loro domande».
Però sembra che lei provi più simpatia per loro che per il gruppo dirigente della Cgil..
«Sono stati ignorati segnali importanti. Come il fatto che i no al referendum per ratificare il protocollo sul Welfare erano concentrati nelle fabbriche del Nord. Il sindacato si è autoingannato sul suo consenso».
Cioè non si è accorto che stava perdendo consensi?
«Con il voto cè stata la negazione di una sconfitta e ora rischiamo la disfatta. La Cgil alla fine potrebbe trovarsi nella posizione di accettare il diktat politici e di Confindustria sul sistema contrattuale».
Lei cosa farebbe?
«Prenderei atto che la Cgil ha perso centralità politica, che ormai è della Cisl. Poi riprenderei un confitto che parta dalla concretezza delle condizioni di lavoro e non da temi politici generici».
Insomma contro Berlusconi?
«No, imposto dalle condizioni in cui si trova il Paese»
Che però non sono responsabilità del governo entrante...
«Purtroppo su questo la Cgil ha sbagliato due anni fa sostenendo il governo di centrosinistra. Ora rischia di diventare marginale. Epifani, a forza di seguire le sirene del Pd, farà fare alla Cgil la fine della Sinistra arcobaleno».
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