Milano«Giuro, amico mio. Così non alza più la testa. Colpire un luogo. Una caserma. Sai, dove passa la metropolitana. Io so dove si trova. È a Milano, dalle parti di Bande Nere». «È una caserma grande?». «Grandissima». È il 30 settembre del 2008. A bordo di unauto, Rachid Ilhami e Abdelkader Ghafir - due marocchini arrestati lo scorso dicembre al termine di uninchiesta per terrorismo internazionale della Procura di Milano - discutono di guerra santa. Una cimice ascolta la conversazione. La Digos li segue ormai da tempo. Di lì a poco, la cellula che si richiama ad Al Qaida verrà smantellata. Ma intanto, gli investigatori annotano. Gli indagati non si limitano più a farneticare di ideologie radicali. Al contrario, secondo gli inquirenti «individuano possibili obiettivi, eseguono sopralluoghi, discutono e pianificano come compiere attentati incendiari, discutono su come procurarsi esplosivi per attentati a caserme specificamente individuate, e scaricano da internet un manuale di istruzione per la preparazione di un automezzo per un attentato con esplosivo». Nelle informative inviate al pm Nicola Piacente, titolare dellinchiesta, vengono individuati tre possibili bersagli del gruppo terroristico, tutti nella zona in cui ieri un 35enne libico ha fatto esplodere una bomba: lospedale militare di Baggio, il commissariato Lorenteggio e - appunto - la caserma di piazzale Perrucchetti.
La «Santa Barbara», dunque, viene inizialmente indicata come uno degli obiettivi sensibili. I due indagati non ne fanno mai il nome. Poi, però, il raggio si restringe. E resta un target. «Ilhami e Ghafir - viene specificato dagli investigatori, e riportato dal gip Silvana Petromer nellordinanza di custodia cautelare di dicembre - individuano dei possibili obiettivi per un attentato, e precisamente la caserma dalle parti delle Bande Nere». Nelle conversazioni intercettate dagli uomini della divisione investigativa della questura, i due marocchini spiegano anche come si sarebbe dovuto portare a termine lattentato. «Due macchine, giuro su Dio, oppure un camion», ipotizza Ghafir. Autobombe. «Due camion - rilancia Ilhami -, uno entrerebbe da una parte e laltro dalla parte opposta». E un fatto simile, è il commento dei due, «rimarrebbe nella storia».
E sullallarme attentati è nata una polemica tra Francesco Rutelli, presidente del Copasir, e il procuratore aggiunto Armando Spataro, a capo del pool antiterrorismo della procura di Milano. «In attività investigative di alcune settimane fa - aveva detto ieri Rutelli - erano state colte conversazioni su una caserma che veniva identificata come caserma Perrucchetti». Immediata la replica di Spataro. «Non ci è mai arrivata una notizia preannunciante progetti di attentato ai danni di quella caserma». Poi il chiarimento. «Mi riferivo allindagine di 10 mesi fa», ha spiegato il numero uno del Comitato per la sicurezza. Gli inquirenti, ad ogni modo, escludono un legame tra Mohamed Game e la cellula smantellata a dicembre, e - almeno per il momento - affiliazioni ad altri gruppi eversivi. Un aspetto, questultimo, che solo le indagini potranno chiarire. Quanto agli obiettivi «sensibili», da anni Milano ritorna nelle conversazioni degli estremisti islamici. Sono molte le indagini attraverso cui ricostruire una mappa del rischio. Inchieste su progetti di attentati al Duomo, alla metropolitana, allaeroporto di Linate. Ancora, il 18 aprile del 2007 nel corso di unudienza in cui era imputato di associazione per delinquere e terrorismo internazionale, il pentito Jelassi Riadh aveva parlato del progetto di far saltare un furgone carico di esplosivo allinterno della caserma dei carabinieri di via Moscova, di attentati alla stazione Centrale e alla questura. Progetti, appunto.
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