In coma il baby rapinatore ferito da un poliziotto

NapoliDa due giorni è ricoverato con un colpo di pistola conficcato in testa, Anthony, il baby rapinatore che due sere fa, con un complice ha tentato di rapinare una tabaccheria in via Cirillo, nella zona della Stazione centrale di Napoli. Il giovanissimo malvivente ha 17 anni, le sue condizioni sono gravissime, rischia di non arrivare al diciottesimo compleanno che cade il 12 febbraio. Sulla sua strada ha trovato un coraggioso poliziotto, in ferie da qualche giorno, recatosi con la moglie nella tabaccheria, per comprare un pacchetto di sigarette. Nonostante i due malviventi fossero armati di pistola, la «divisa» è entrata in azione. Anthony ha premuto il grilletto per fare fuori un rottweiler, che il proprietario della rivendita, bersagliato in passato dalle rapine, teneva per tutelare la propria sicurezza. L’animale è rimasto ferito mentre nella tabaccheria si è scatenato il terrore. A quel punto, il poliziotto, uno dei più esperti della Squadra mobile di Napoli ha impugnato la pistola di ordinanza e ordinato a voce alta ai due malviventi di arrendersi. Ma, per tutta risposta il baby delinquente ha puntato la pistola e stava per premere il grilletto contro l’agente. Il poliziotto ha sparato ferendo Anthony e il complice, Alessandro Diana, 18 anni. Il diciassettenne si è accasciato con un colpo di pistola alla testa, meno gravi le ferite di Diana. I due sono stati portati in ospedale, al Loreto Mare. Il Minore è stato ricoverato nel reparto di rianimazione e ora è in grave pericolo di vita.
La versione fornita agli inquirenti dal poliziotto è stata successivamente confermata dal titolare della rivendita e dal padre e dalla madre. Per una tragica coincidenza, esattamente 11 anni fa, il 5 gennaio del '99 il padre di Anthony fu ucciso da un carabiniere mentre stava tentando di rapinare un ufficio postale di Secondigliano. Ma, la storia criminale di questa famiglia non è finita. Un fratello del diciassettenne, Ciro, fu invece ucciso dal killer della camorra il 24 aprile di due anni fa. Ciro aveva rifiutato di affiliarsi al clan capeggiato da Ettore Bosti, figlio del boss Patrizio ma, non perche' fosse un'anima pia. Ciro era un rapinatore anche se aveva solo 17 anni e voleva restare un «libero professionista», rifiutando quindi un «impiego fisso» con il clan che comandava nella sua zona di azione.

Un camorrista, poi pentitosi, avvertì Ciro che Ettore Bosti lo aveva condannato a morte ma, lui usci lo stesso di casa il giorno successivo e i sicari lo fecero fuori non lontano da via Cirillo, luogo della rapina di due sere fa.
carminespadafora@libero.it

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