Fosse arrivata una risposta! Anche negativa, per carità: «Egregi signori del Sovrano Militare Ordine di Malta - avrebbe magari potuto scrivere il Comune -, la Vostra proposta è interessante, ma, sostanzialmente, non ci interessa, né ci interesserà mai. Punto. Cordiali saluti». Ecco, di fronte a una replica di questo tipo, i Cavalieri di Malta ci sarebbero rimasti male, ma avrebbero anche preso atto che il loro progetto «per riportare la Commenda agli antichi usi e dare una nuova utilità sociale a uno spazio attualmente sottoutilizzato» non incontra i favori del vertice di Palazzo Tursi. Il quale vertice, peraltro, non passa giorno che non annunci grandi disegni di fruizione dei locali dellantico edificio gerosolimitano, anche se poi, a tutti gli effetti, lo abbandona al degrado. Della serie, in perfetto stile Martiano Vincenziano: «Ne faremo un centro culturale e interreligioso, ospiteremo mostre, seminari, convegni». Parole, parole, soltanto parole. Belle, ma inutili.
Nel frattempo, per chi avesse voglia di dare unocchiata alla zona, lo spettacolo che si rappresenta ogni giorno e ogni notte, soprattutto nei fine settimana, è eloquente: birreria a cielo aperto, ubriachi in quantità, frantumi di bottiglie di vetro per terra, sporcizia diffusa, il tutto sullo sfondo di quello che era, è e resta, fino a prova contraria, uno dei simboli più insigni della Cristianità, ma anche, tanto per dire, dellaccoglienza, della solidarietà, del conforto e del sostegno ai bisognosi, ai deboli, agli emarginati. Proprio quegli obiettivi e quei valori su cui si fondava la proposta dei Cavalieri di Malta, specificata in un documento inoltrato a Tursi dal Delegato di Genova e Liguria, Gian Giacomo Chiavari: «Il nostro Sovrano Militare Ordine Ospedaliero - scriveva Chiavari il 22 ottobre scorso a sindaco, assessori e consiglieri comunali - potrebbe gestire tutti gli spazi della Commenda organizzandovi un luogo di incontro e integrazione in cui venga prestata assistenza». Fra le iniziative in programma, si indicavano «corsi di italiano, educazione civica, puericultura, primo soccorso» oltre a un supporto informativo per immigrati. A carico dei Cavalieri, naturalmente, e di «chiunque per il bene esclusivo della collettività sia interessato a intervenire con attività, suggerimenti o idee aggiuntive». Molto razionale e sensato, forse troppo, per interlocutori, come dire?, poco sensibili. Che infatti sono rimasti muti.
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