Secondo i due maggiori quotidiani nazionali siamo al caos, al tutti contro tutti e la colpa, manco a dirlo, è di Silvio Berlusconi. La situazione non è più sostenibile quindi o elezioni o nuovo governo nominato dal presidente della Repubblica. Non è così, semmai siamo al tutti contro uno, Berlusconi, e la colpa non è sua.
Togliamo un attimo di mezzo le questioni dalla cintura in giù, tutte da dimostrare, e preoccupiamoci di quelle dal collo in su dove dovrebbe risiedere la politica. Che colpe ha Berlsuconi?
Il partito del presidente del Consiglio vuole le dimissioni del presidente della Camera? Questultimo ha fondato un partito e gestisce la sua carica da capo partito e per il suo partito. Se nè accorto anche Napolitano e dicono che si sia anche preoccupato. Bene. In più decise qualche tempo fa di dimettersi da solo. Lo disse su Internet, non a una cena tra amici, che se si fosse scoperto che la casa di Montecarlo era di Tulliani, suo cognato, avrebbe lasciato lo scranno di Montecitorio. In molti si aspettano che Fini sia coerente. Ma che centra Berlusconi? Il co-sfondatore del Pdl, presidente della Camera pro tempore et pro sé chiede le dimissioni di Berlusconi. Siccome con i voti non ce la fa a farlo buttare giù glielo chiede per motivi di morale sessuale privata: evidentemente Fini, divenuto un rigorista, vuole introdurre una nuova fattispecie che prevede la rimozione del presidente del Consiglio per sovrabbondante attività sessuale. Chissà se ne chiederanno lintroduzione nellarticolo 54 della Costituzione, per cui i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche dovranno in futuro adempierle «con disciplina e onore» e, in più, secondo lemendamento Fini-Scalfari, «con moderato uso della funzione sessuale».
Anche Eugenio Scalfari, padre spirituale di Fini, sostiene che Napolitano potrebbe sciogliere le camere in modo giustificato a partire dalle reciproche delegittimazioni che si lanciano le cariche istituzionali. Non conta chi le lancia e perché, non conta chi ha cominciato, non conta che su Fini le accuse sono dimostrate e su Berlusconi Scalfari ragiona come le forze dellordine che intervengono nel bel mezzo di una rissa: non conta chi ha fatto cosa, intanto tutti in Questura poi si vede. In quel caso una giustificazione cè. Ma in questo caso no. Un dibattito o anche uno scontro tra istituzioni non può essere trattato al pari di una rissa: occorre distinguere, capire, spiegare.
Il partito del presidente della Camera che vuole deferire il ministro degli Esteri al Tribunale dei ministri perché ha reso nota una lettera da uno Stato sovrano al nostro, non un pizzino; il Pd e lUdc contro il presidente del Senato, essendo già tutto esaurito, si scagliano contro Schifani. Limportante è fare atto di presenza nel caos, il bersaglio conta meno. In tutto questo, Bossi (che notoriamente le cose le dice sottovoce) invita ad abbassare i toni.
Ora, si può criticare il comportamento di Berlusconi, il suo essere maldestro, la sua mancanza di prudenza (questa sì grave per un politico), ma fino a prova del contrario, ad oggi, ha una maggioranza in Parlamento, e le violazioni della legge nelle sue pratiche sessuali sono da dimostrare. Per le regole della democrazia il discorso finisce qui. Il resto non conta.
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