Economia

Como e Sondrio, storia a due facce

Due anime per un solo collegio: Como e Sondrio, che ha appena festeggiato i 120 anni di storia. La manifestazione, che ha coinvolto i 351 iscritti al collegio presieduto da Enea Brenna, si è articolata in vari momenti: dalla messa celebrata dal vescovo di Como Alessandro Maggiolini alla cerimonia ufficiale con il presidente del Consiglio nazionale dei ragionieri William Santorelli, fino alla conclusione festosa accompagnata dalla musica di Davide Van de Sfroos.
Se la storia è comune, non lo è il territorio: il lago e la montagna vivono infatti due contesti economici differenti, come ci spiega il vicepresidente Eugenio Testoni. «Como e Cantù hanno purtroppo perso lo smalto passato, a causa del declino economico dei due settori, tessile e mobilifici, di cui sono protagoniste. Con il suo elevato tasso di industrializzazione, Erba rappresenta il “terzo polo” e come tutta la Brianza, si distingue per la forte cultura del lavoro, l’elevato know-how tecnologico e la conoscenza, vasta e approfondita, del mercato nazionale ed estero. Tuttavia, come del resto accade a livello nazionale, anche questa zona ha risentito della pesante contrazione della domanda e, conseguentemente, della riduzione dei fatturati. Diversa la situazione dell’economia in provincia di Sondrio, strettamente legata al turismo e alla produzione tipicamente locale, soprattutto alimentare, con marchi notissimi, vedi Galbusera, che si affiancano ai piccoli produttori artigiani. Nell’insieme, comunque, la situazione del territorio di competenza del collegio non è molto brillante, salvo lodevoli eccezioni. Tuttavia, gioca a favore di questa realtà il suo tessuto produttivo, costituito perlopiù da piccole realtà artigianali e da medie industrie, che permette una flessibilità invidiabile».
Un tipico esempio della realtà imprenditoriale italiana, dunque, fatta di uno “zoccolo duro” di piccole e medie imprese, nelle quali il professionista economico-contabile gioca un ruolo essenziale. «Se la grande società si rivolge perlopiù a consulenti esterni specializzati - dice Testoni - per le aziende piccole il commercialista è un po’ come il medico di famiglia, a cui si affida, in questo caso, la salute dell’impresa. In particolare, per quanto riguarda il rapporto con le banche, cruciale per la necessità di ricorrere a finanziamenti per lo più a breve termine, il ruolo di “mediatore” fra istituto di credito e azienda affidato al professionista è decisivo, e ancor più lo sarà nella prospettiva di Basilea Due».
Per un giovane professionista il cammino però non è certamente facile, come ci spiega ancora il vicepresidente Testoni, soprattutto se intende iniziare la professione da solo. «È una scelta che sconsiglio, in una realtà professionalmente satura come la nostra. È senz’altro preferibile aggregarsi a uno studio già strutturato e affermato, per evitare di restare ai margini della professione, e non solo. Ritengo infatti che il futuro vada decisamente nella direzione degli studi associati, meglio se interdisciplinari a vasto raggio, che comprendano cioè anche professionalità diverse come ingegneri o geometri.

Queste strutture di dimensioni maggiori dei “vecchi” studi devono essere gerarchicamente organizzate e questo richiede a chi vi lavora una mentalità più flessibile di quella tradizionale: un cambiamento a cui è meglio prepararsi fin da giovani».

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